ROMA – I capi dei servizi segreti britannici furono informati in segreto su un dossier riguardante i legami di Donald Trump con la Russia, mesi prima che lo stesso Presidente venisse a conoscenza della sua esistenza. Christopher Steele, ex agente dell’MI6, aveva redatto un dossier in cui rivolgeva accuse pesanti, negate da Trump, su presunti incontri del presidente con delle prostituite in un hotel di Mosca, a cui aveva chiesto di compiere “atti sessuali degradanti” tra cui la “pioggia dorata”, filmati dalla polizia segreta del Cremlino.
Nelle settimane successive all’elezione di Trump, nel 2016, l’ex agente aveva parlato del “dossier sporco” a uno dei più stretti consiglieri di Theresa May nonché ai capi dell’MI6 e dell’MI5, come riportato dal Daily Telegraph. Trump è venuto a conoscenza delle accuse a gennaio 2017 quando è stato avvisato dall’FBI. Giorni dopo, il sito BuzzFeed aveva pubblicato online la versione completa. Nel dossier di Steele c’erano accuse che Trump aveva liquidato come un “mucchio di spazzatura”, compreso il fatto che avesse incontrato delle prostitute in un albergo di Mosca.
Nel dossier c’erano anche delle accuse riguardanti l’ingerenza russa nella campagna elettorale di Trump. In un report pubblicato quest’anno, Robert Mueller, ex capo dell’FBI ora consigliere speciale, che ha indagato sul Russiagate, ha concluso che non c’era alcuna collusione, non ha trovato prove delle affermazioni o del nastro né che l’ex avvocato di Trump, Michael Cohen, abbia incontrato a Praga degli agenti russi.
Steele, attualmente è a capo di una agenzia investigativa privata con sede a Londra, aveva fornito un dossier a una società esterna utilizzata dal comitato elettorale di Hillary Clinton.
Negli anni Novanta lavorò come agente in incognito a Mosca e in seguito fu uno dei massimi esperti che si occupavano di Russia nella sede centrale dell’MI6. Secondo Reuters, Steele ha lavorato per conto dell’MI6 anche a Parigi e a un certo punto ha fatto parte dello staff del Foreign and Commonwealth Office, un’agenzia del governo britannico che si occupa di affari esteri. Ha lasciato l’intelligence britannica nel 2009, anno in cui fondò la sua agenzia privata ed è stato assunto da Fusion GPS, una società di ricerca statunitense pagata dalla campagna di Hillary Clinton.
Steele incontrò Charles Farr, morto a febbraio a 59 anni, presidente del Joint Intelligence Committee e uno dei più importanti consulenti antiterrorismo della May al Ministero dell’Interno. Avevano concluso che il dossier doveva essere segnalato più in alto e fu condiviso con Alex Younger, capo dell’MI6, e Andrew Marker, direttore generale dell’MI5. Le fonti di Downing Street dichiarano che la May in merito non è mai stata informata.
Dopo le dichiarazioni emerse nel marzo 2017, che avevano provocato uno scandalo mondiale e un uragano di polemiche a Washington DC., Steele si era nascosto per timore di essere assassinato dai servizi di Putin. Trump aveva bollato il dossier come “fake” e perfino insinuato che i servizi segreti statunitensi avessero divulgato il documento per danneggiare la sua reputazione prima dell’insediamento alla Casa Bianca. Ha inoltre smentito la “pioggia dorata” dicendo:”Qualcuno ci crede davvero? Sono germofobico”.
Sembra che il dossier sia stato usato come parte della motivazione dell’FBI nel lanciare un’indagine sulla campagna elettorale di Trump del 2016 e che è ora oggetto di controversie sull’utilizzo dello spionaggio. Trump ha inoltre affermato che i servizi di intelligence del Regno Unito sono stati coinvolti nello spionaggio della sua campagna elettorale.
Dopo le elezioni, l’ex direttore dell’FBI James Comey aveva informato Trump del contenuto del dossier e delle volgari affermazioni. Com’è noto, il presidente ha licenziato Comey dopo essersi lamentato dell’indagine russa: un episodio messo in evidenza nell’indagine di Mueller sulla possibilità che il presidente intralciasse la giustizia. (Fonte: Daily Mail)