Due fratelli uccisero i genitori coi fucili, ergastolo: vittime di abusi o avidità? Pressioni per riaprire il caso

Due fratelli hanno brutalmente ucciso i propri genitori con fucili da caccia calibro 12 – ma insistono che si trattava di “uccidere o essere uccisi”.

Condannati all’ergastolo. Movente il denaro o vittime di abusi sessuali? In tanti chiedono la riapertura del caso.

Lyle ed Erik Menendez sono stati condannati all’ergastolo dopo aver ucciso i genitori, Kitty e Jose, nella loro villa di Beverly Hills il 20 agosto 1989.

L’accusa ha sostenuto che i due, che all’epoca avevano 18 e 21 anni, hanno brutalmente massacrato i genitori nel tentativo di mettere le mani sulle loro ricchezze in uno dei casi di omicidio più famosi d’America.

Lyle ed Erik divennero famosi a livello nazionale quando i loro processi vennero trasmessi in TV, mentre dichiaravano in lacrime di aver subito abusi per tutta la vita.

Il caso è stato ora riesaminato nel documentario di Discovery+ “Menendez Brothers: Misjudged?”, suscitando una nuova ondata di interesse con molte campagne sui social media per la riapertura del processo ai due fratelli.

Nel corso degli ultimi anni, parte dell’opinione pubblica si è convinta che il processo non abbia tenuto conto delle accuse di abusi sessuali denunciate dai ragazzi e sostenute da alcuni testimoni, membri della famiglia stessa, mai però ammessi al processo.

Milioni di persone hanno assistito al crollo dei fratelli in tribunale mentre raccontavano di aver subito terribili abusi da parte del padre, incoraggiato dalla madre e che la loro unica alternativa era tra uccidere o essere uccisi.

Le autorità dell’epoca respinsero questa tesi convinti che il movente fosse da ricercare solo nel tentativo di ottenere denaro, anche sulla base del comportamento tenuto dai giovani nell’anno successivo alla morte dei genitori che arrivarono a spendere quasi 1 milione di dollari prima del loro arresto.

I fratelli furono processati separatamente e ogni processo si concluse con un blocco delle giurie e con la richiesta di un nuovo processo immediato. Nel secondo processo, le autorità limitarono le testimonianze sulle denunce di abusi sessuali e alla giuria fu impedito di votare sulle accuse di omicidio colposo.

Ma a distanza di quasi tre decenni, l’attenzione sul caso dei due fratelli si è riacceso. Migliaia di persone hanno giurato di lottare per la loro liberazione dal carcere. E stanno facendo pressione affinché venga riaperto il caso. Ritengono, infatti, che i fratelli siano stati sottoposti ad un processo ingiusto in quanto i pubblici ministeri hanno evitato le accuse di abusi sessuali poiché all’epoca era impossibile parlarne in quanto, negli anni 90, era ancora un argomento tabù.

Lyle ed Erik, rispettivamente 54 e 51 anni, restano in carcere senza poter beneficiare della libertà vigilata.

 

 

Gestione cookie