Ebola. Chiara e Paolo, i due italiani in quarantena: “il cibo sullo zerbino”

Ebola. Chiara e Paolo, i due italiani in quarantena: "il cibo sullo zerbino"
Ebola. Chiara e Paolo, i due italiani in quarantena: “il cibo sullo zerbino”

MILANO – Ebola. Chiara e Paolo, i due italiani in quarantena: “il cibo sullo zerbino”. Lei è un’ostetrica trentenne, lui un chirurgo di 60 anni: hanno lavorato insieme per circa quattro mesi in Sierra Leone (Cuamm Medici per l’Africa) al presidio sanitario di Pujehun, uno degli epicentri dell’epidemia di Ebola, fino a una settimana fa. Quando sono stati evacuati e riportati in Italia tra mille precauzioni.

Dal loro ritorno Chiara Maretti e Paolo Setti Carraro sono in quarantena, isolati presso le loro abitazioni in Lombardia: stanno bene, ma sono assistiti e controllati a distanza dall’Ospedale Sacco di Milano che valuta il loro caso intermedio in una scala che va da 1 a 3. Non possono avere contatti con nessuno, la loro quarantena in realtà durerà un altro paio di settimane (21 i giorni previsti).

Il cibo gli viene recapitato a ogni pasto dai familiari: lasciano le vivande sullo zerbino e si allontanano prima che la porta si apra. L’isolamento deve essere totale. Il telefonino è il compagno più fedele di Chiara, anche se, ha raccontato al Corriere della Sera, quando la notte la chiamano dalla Asl per verificare che non abbia febbre o altri sintomi, si sveglia di soprassalto convinta di essere ancora a Pejhun e pronta per un’emergenza.

L’unica voce umana che ha sentito direttamente è quella di una temeraria anziana dirimpettaia: la Franca, sorride Chiara, dice di non aver paura, tanto è vecchia e ne ha viste tante in guerra. Più coraggiosa sicuramente della madre di un compagno di scuola della figlia di Paolo che ha telefonato a casa per ragguagli sui pericoli che si correvano a scuola mascherati da bentornato.

Paolo non vede l’ora di leggere un libro con la figlia e di cenare con gli amici. Entrambi pensano a laggiù, agli amici rimasti, ai colleghi impegnati a salvare vite umane. A quelli che non ci sono più. Come Swarey, il responsabile della tenda a Pejhun, venuto a contatto con l’autista dell’ambulanza Ebola fatto andare via e non internato come gli altri possibili contagiati. Uno strappo ai protocolli che ha messo nei guai anche Chiara e Paolo: evacuazione immediata e quarantena in Italia. Il colmo per un medico senza frontiere.

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