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Egitto, ancora scontri: 5 morti. Morsi in custodia cautelare: “Spiò per Hamas”

di Maria Elena Perrero |26 Luglio 2013 21:25

Mohammed Morsi (Foto Lapresse)

IL CAIRO – In Egitto non si fermano gli scontri tra sostenitori islamici del deposto presidente Mohammed Morsi e quelli del nuovo governo. Almeno cinque manifestanti sono rimasti uccisi ad Alessandria d’Egitto in quello che si preannunciava come un venerdì ad altissima tensione. Il capo dei militare e ministro della Difesa, Abdel Fatah al Sissi, si era appellato agli egiziani per scendere in piazza “contro la violenza e il terrorismo”. Al suo invito avevano replicato i Fratelli Musulmani, chiedendo ai loro sostenitori di marciare contro il “golpe”.

Nel frattempo Morsi è stato posto in custodia cautelare in carcere. L’ex presidente è accusato di spionaggio per conto di Hamas e delle evasioni di massa dalle prigioni durante la rivoluzione del 2011. Il movimento palestinese ha condannato la decisione dell’arresto, bollandola come un “tentativo di trascinare Hamas nel conflitto egiziano”. La decisione di porre Morsi in custodia cautelare è il primo atto ufficiale della magistratura nel confronti del presidente deposto il 3 luglio scorso e da quella data trattenuto dai militari in una località sconosciuta.

Per la Fratellanza Musulmana l’arresto di Morsi “segna il ritorno all’era di Hosni Mubarak”. “L’ordine di detenzione del presidente deposto dell’Egitto Mohammed Morsi “mette a nudo la natura fascista del regime militare. La nostra risposta sarà con milioni di persone in manifestazioni pacifiche nelle piazza”, ha scritto su Facebook il funzionario dei Fratelli Musulmani Essam el-Erian. 

Anche il Pakistan ha chiesto l’immediato rilascio del presidente egiziano. Il ministero degli Esteri di Islamabad ha definito la destituzione di Morsi “una marcia indietro nel processo di democratizzazione e di raggiungimento degli obiettivi della rivoluzione del gennaio 2011”.

A nulla sono serviti gli appelli dell’Onu, dell’Unione europea e degli Stati Uniti. Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha chiesto che Morsi e i suoi più stretti collaboratori siano rilasciati o almeno che la loro posizione venga esaminata in modo trasparente. Ha chiesto anche di fermare gli arresti “arbitrari e altre forme segnalate di violenze”. Anche l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Unchr) si è detto preoccupato dal crescente numero di arresti arbitrari di cittadini e rifugiati siriani (di cui alcuni minorenni) da parte delle autorità egiziane.

Gli Stati Uniti hanno difeso la deposizione di Morsi, dicendo che non si è trattato di un colpo di Stato. In questo modo si profila il via libera agli aiuti da 1,5 miliardi di dollari che Washington dovrebbe donare all’Egitto nel 2014.

 

 

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