Egitto, nuove violenze a Port Said: scontri tifosi-polizia

IL CAIRO – Riesplode la violenza a Port Said a poco meno di due mesi dalla notte della strage allo stadio, quando al termine della partita fra la squadra locale el Masry e quella del Cairo dell'Ahly 74 persone persero la vita.

Le violenze peggiori della storia del calcio egiziano rischiano di aprire un fronte politico serio, che sta mettendo in contrapposizione il principale movimento politico egiziano, i Fratelli musulmani, col Consiglio militare, che regge il paese dalla fine del regime di Hosni Mubarak. E le tensioni si fanno sentire anche nella scelta dei componenti dell'assemblea costituente, le cui votazioni oggi sono state abbandonate dai liberali, in segno di protesta per la predominanza islamista.

A far risalire la tensione a Port Said, dove in serata sono ripresi scontri accanto agli uffici del Canale di Suez, col lancio di molotov e lacrimogeni e decine di intossicati, la decisione della Federazione calcio egiziana di sospendere el Masry per due stagioni.

I supporter della squadra hanno cominciato a protestare contro la decisione e la polizia e' intervenuta per disperderli lanciando lacrimogeni. Un ragazzino di tredici anni ha perso la vita e il numero dei feriti e' salito nel corso della giornata a 68.

In mattinata centinaia di persone hanno bloccato le strade di accesso alle fabbriche della zona, molte delle quali sono raffinerie di petrolio, e anche gli accessi al porto sono stati bloccati dai manifestanti. La strage del primo di febbraio ha portato al rinvio a giudizio 75 persone, fra le quali nove ufficiali delle forze dell'ordine, tutte accusate di omicidio premeditato.

Subito dopo gli scontri si sono scatenate proteste e manifestazioni contro il governo, le forze dell'ordine e il consiglio militare, accusati nel migliore dei casi di non avere fatto nulla per impedire la mattanza di tifosi, soprattutto dell'el Ahly, i cui ultras sono considerati molto vicini alla rivoluzione, che ha deposto Mubarak nel febbraio dello scorso anno.

All'indomani degli scontri a Port Said sono cominciate violenze anche al Cairo nei pressi del ministero dell'Interno durante i quali sono morte dieci persone. Da quel momento i Fratelli musulmani hanno alzato il tiro contro il governo guidato da el Ganzouri, chiedendone a piu' riprese le dimissioni e minacciando di sfiduciarlo in Parlamento, dominato dagli islamisti, in caso contrario. In un comunicato, insolitamente duro, la confraternita ha accusato il Consiglio militare di volere fare fallire la rivoluzione col suo sostegno al governo di Ganzuri che ''ha sempre fallito''.

La prossima settimana, riferiscono i media egiziani, verranno avviate le procedure per arrivare ad un voto di sfiducia mentre anche la scelta dell'assemblea costituente, passaggio chiave per definire il nuovo assetto istituzionale dell'Egitto, si complica con l'abbandono dei liberali dalle votazioni, dopo settimane di contatti e confronti per definire i nomi dei cento che ne dovranno fare parte.

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