Egitto, parlamento: “Troncare i rapporti con Israele”

IL CAIRO, 13 MAR – Una decisa quanto contraddittoria richiesta di troncare i rapporti con Israele – espellere l'ambasciatore al Cairo, Yaakov Amital, peraltro non in sede da tempo, ritirare quello egiziano da Tel Aviv, sospendere le forniture di gas, riavviare il boicottaggio da parte dei paesi arabi – e' stata approvata all'unanimita' dal Parlamento egiziano nelle stesse ore in cui sembra avere successo la mediazione egiziana per fermare le violenze tra l'esercito israeliano e i palestinesi della Striscia di Gaza.

Per protesta contro i raid aerei di Tel Aviv su Gaza che nelle ultime ore hanno provocato 23 morti, in seguito al lancio su Israele di missili dall'interno del territorio occupato – a sua volta iniziato dopo l'uccisione di un leader palestinese accusato di preparare un attentato – i deputati del nuovo parlamento egiziano hanno per la prima volta preparato un documento con la richiesta al governo di ridurre i rapporti con il ''nemico sionista'' e addirittura di rivedere tutti gli accordi esistenti tra i due paesi.

In primis, ovviamente, il Trattato di pace che Sadat, primo leader arabo, firmo' nel 1979 a Camp David, ed in grazia del quale l'Egitto riceve ogni anno dall'amministrazione statunitense due miliardi di dollari (1,3 per spese militari e 700 milioni per lo sviluppo economico).

La mossa senza precedenti, che potrebbe creare preoccupazione sul piano internazionale dopo quelle espresse da Israele per la maggioranza conquistata dai Fratelli Musulmani e dai salafiti nella nuova Assemblea del Popolo egiziana, sembra tuttavia anche avere origini e risvolti molto legati alla situazione politica interna.

Osservatori non escludono che il forte documento – che usa toni ''antisionisti'' da tempo assenti dalla politica egiziana – sia motivato da uno scacco subito proprio nelle scorse ore dal consistente gruppo di parlamentari che aveva annunciato di voler ritirare la propria fiducia al governo di Kamal el Ganzouri, in carica dal novembre scorso su designazione del Consiglio Supremo delle Forze Armate, che tutt'oggi continua a sostenerlo.

Questa provocazione, pero', e' caduta nel vuoto dopo che il governo, senza neanche scomodarsi a presentarsi in parlamento, ha fatto sapere che la Dichiarazione Costituzionale approvata con referendum l'anno scorso non autorizza i parlamentari ad assumere posizioni di critica nei confronti del governo, ne' tantomeno a sfiduciarlo.

Vero o meno che sia l'utilizzo del documento anti-Tel Aviv approvato all'unanimita' dai deputati egiziani con l'obiettivo di far dimenticare lo scacco subito a proposito dell'esecutivo, quando mancano mento di quattro mesi alle elezioni del nuovo presidente dell'Egitto, sembra anche poco credibile un attacco non solo a parole del nuovo parlamento verso il ''nemico sionista'' che irriterebbe moltissimo Washington, e potrebbero causare ulteriori debolezze in una situazione economica molto difficile.

Le casse egiziane hanno ridotto per la prima volta le riserve di valuta estera a 13 miliardi di dollari (prima della rivoluzione del gennaio 2011 erano oltre 30 miliardi), il turismo straniero sta segnando pesantemente il passo, secondo ultime stime il deficit di bilancio dello stato per l'anno fiscale 2011-2012 e' salito a 150 miliardi di lire egiziane (circa 24 mld di dollari), rispetto a quelle precedenti di 134 miliardi.

In aggiunta l'Egitto ha ripreso a negoziare negli ultimi tempi richieste di prestiti con il Fondo Monetario Internazionale (per 3,2 mld di dollari) e con la Banca Mondiale.

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