Egitto, botte, torture e “test della verginità” alle donne di piazza Tahrir

Pubblicato il 23 Marzo 2011 - 16:50 OLTRE 6 MESI FA

IL CAIRO – Picchiate con bastoni e tubi di gomma, sottoposte a scariche elettriche sul petto e sulle gambe, obbligate a spogliarsi mentre i soldati le fotografavano e infine costrette a subire un test per constatare se fossero ancora vergini, sotto la minaccia di essere incriminate per prostituzione: è quanto sostengono di aver subito 18 donne egiziane arrestate dopo la manifestazione dello scorso 9 marzo a Piazza Tahrir, al Cairo.

Le donne, scrive Repubblica, hanno denunciato le violenze subite ad Amnesty International, che ha chiesto alle autorità egiziane di indagare

“Costringere le donne a sottoporsi al ‘test di verginità’ è intollerabile e degradante. Il vero obiettivo è umiliare le donne in quanto tali. Tutto il personale medico dovrebbe rifiutarsi di prendere parte a questi cosiddetti ‘test'”, ha detto Amnesty International.

Una donna ha raccontato ad Amnesty International di aver detto ai soldati che era vergine. Ma dopo che il ‘test’ ha ‘provato’ il contrario, è stata picchiata e sottoposta a scariche elettriche.

Un’altra, 20 anni, ha raccontato di essere stata costretta a togliersi tutti i vestiti e di essere stata perquisita da una guardiana, in una stanza con due porte e una finestra, entrambe aperte. Nel frattempo, i soldati entravano nella stanza per scattare foto alla detenuta completamente nuda.

“Le donne e le ragazze devono poter esprimere il loro punto di vista sull’Egitto e protestare contro il governo senza essere arrestate, torturate o sottoposte a trattamenti profondamente degradanti e discriminatori”, si legge nella denuncia dell’organizzazione internazionale che lotta per il rispetto dei diritti umani.

Le detenute di El Heikstep sono comparse di fronte a un tribunale militare l’11 marzo e rilasciate due giorni dopo. Molte di loro sono state condannate a un anno di carcere, con la sospensione della pena.

Amnesty International si oppone allo svolgimento di processi di imputati civili presso le corti marziali egiziane, che hanno una lunga tradizione di processi iniqui e le cui procedure limitano gravemente il diritto d’appello.

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