X

Egitto, ultimatum dei militari alla Fratellanza Musulmana

di Maria Elena Perrero |25 Luglio 2013 22:01

Abdel Fatteh el Sissi (Foto Lapresse)

IL CAIRO  – Tensione altissima in Egitto alla vigilia delle mobilitazione indette dall’esercito per venerdì 26 luglio. Dopo l’appello a manifestare lanciato mercoledì 24 luglio da Abdel Fattah el Sissi ed una serie di messaggi rassicuranti sulla volontà dei militari di non colpire una singola forza politica, è arrivato un segnale di indurimento.

Su una pagina Facebook vicina alle forze armate è stato dato un ultimatum di 48 ore alle forze politiche, cioè alla Fratellanza Musulmana, per unirsi al processo di riconciliazione nazionale.

“Le forze armate non volgeranno le loro armi contro il popolo, ma contro la violenza e il terrorismo nero che non ha né religione né patria” è stato il messaggio che, a poche ore dall’inizio delle manifestazioni, ha rafforzato il timore che venerdì sarà una giornata sanguinosa.

Qualsiasi sia l’epilogo, le piazze dei pro e anti Mohammed Morsi si misureranno di nuovo e nelle intenzioni dei due schieramenti le manifestazioni saranno ancora più imponenti di quelle viste nei giorni scorsi.

L’appello del capo delle forze armate a scendere in piazza alza la posta in gioco, facendo di venerdì anche un indice di gradimento sull’operato dei militari, che hanno deposto il primo presidente dei Fratelli musulmani Mohamed Morsi il 3 luglio scorso sulla scia di manifestazioni gigantesche il 30 giugno.

A sostegno dell’appello di el Sissi scenderanno in piazza i sostenitori dei principali movimenti anti Morsi, i ribelli di Tamarod e il Fronte di salvezza nazionale, secondo il quale “la protezione della sicurezza di cittadini è un dovere nazionale di tutte le istituzioni nazionali, prima fra tutte le forze armate, davanti a coloro che vogliono terrorizzare il popolo egiziano”.

A sostenere la mobilitazione lanciata dai militari si è fatto sentire anche l’ultimo premier sotto l’ex rais Hosni Mubarak, Ahmad Shafik che, in un video ha sollecitato i manifestanti a dare “un mandato” alle forze armate.

Alla trentina di marce indette dai Fratelli musulmani per sostenere Morsi, la legittimità democratica e “la libertà dono di Dio” come ha detto la guida della Confraternita Mohamed Badie, risponderanno gli anti Morsi con 23 marce che partiranno da numerosi quartieri della capitale per convergere a piazza Tahrir e al palazzo presidenziale a Ittahadeya.

Il portavoce delle forze armate, sulla sua pagina Facebook, ha negato che l’appello di Sissi sia una minaccia contro una singola forza politica, mentre il premier Hazem el Beblawi nella sua prima conferenza stampa ha detto che “è lontano dall’essere un invito allo scontro, ma è necessario che tutti possano esprimersi liberamente”.

Vista l’accelerazione degli eventi e l’ennesimo attacco nel nord Sinai nel quale sono morti due soldati, appare ormai fuori tempo massimo la proposta di mediazione formulata dall‘ex premier di Morsi, Hisham Qandil. In un video ha proposto che siano liberati tutti i detenuti dal 30 giugno e che siano sospesi i procedimenti giudiziari nei confronti dei vertici della Fratellanza in cambio di una inchiesta indipendente sulle violenze che hanno segnato il paese e nelle quali sono morte oltre cento persone.

Scelti per te