CITTA’ DEL MESSICO – Joaquin Guzman, il boss del narcotraffico noto come El Chapo, sarà estradato negli Stati Uniti. A deciderlo i giudici di un tribunale di Città del Messico, che hanno concesso l’estradizione per il capo del cartello di Sinaloa. El Chapo ha ancora a disposizione il ricorso in appello per cercare di fermare l’estradizione, dopo che il tribunale ha respinto i cinque ricorsi presentati dalla difesa del narcoboss, già evaso due volte dalle prigioni messicane.
Se El Chapo verrà estradato negli Stati Uniti, andrà incontro a due processi: sia il Texas che la California hanno chiesto il trasferimento del boss dei narcos, a cui rimane solo un ricorso al Tribunale collegiale di protezione penale per poter rimanere in Messico. I legali sarebbero già pronti a presentare il ricorso nelle prossime ore.
La richiesta della giustizia statunitense è già stata approvata dal ministero degli Esteri e dalla Corte Suprema messicani e rafforzata oggi dal via libera del magistrato federale. Ma la possibilità di ricorso in appello rende ancora incerto se “El Chapo” possa essere estradato già il prossimo gennaio o febbraio, come ha detto pochi giorni fa il commissario nazionale per la Sicurezza, Renato Sales, in un’intervista televisiva.
Refugio Rodriguez, capo della squadra di dieci avvocati che rappresentano al “Chapo”, aveva già definito “un’opinione personale” le dichiarazioni di Sales, sottolineando di aver ricevuto istruzioni di “opporsi fino all’ultimo momento possibile” a ogni richiesta di estradizione verso gli Usa, dove il suo cliente è imputato di omicidio, traffico di droga e riciclaggio di fondi.
“El Chapo” è stato catturato nel gennaio scorso, dopo la sua fuga spettacolare dal carcere di El Altiplano, nei dintorni di Città del Messico, attraverso un tunnel lungo 1,5 kilometri che partiva dalla doccia della sua cella. Era già scappato un’altra volta, nel 2001, nascosto in un carrello di biancheria del carcere di Puente Grande (Jalisco). L’ex boss del cartello di Sinaloa si trova ora nel carcere di Ciudad Juarez, sulla frontiera stessa con El Paso (Texas), dove si lamenta costantemente delle condizioni in cui è detenuto, denunciando come “inumano” l’isolamento nel quale vive.
Solo ieri, i suoi avvocati hanno diffuso un rapporto preparato da medici che hanno esaminato “El Chapo”. “Mi ricordo cose vecchie ma non quelle più recenti, a volte non ricordo nemmeno cosa ho mangiato ieri”, ha detto il superboss. Le autorità messicane hanno respinto le lamentele del “Chapo”, indicando che nei 164 giorni che ha passato a Ciudad Juarez ha ricevuto 33 visite dei suoi avvocati, 35 visite di famigliari, 10 visite personali, 75 visite di medici generalisti e 4 visite di medici specialisti.