Elezioni Papa: Scola e americani ancora favoriti, ma occhio al messicano Ortega

CITTA’ DEL VATICANO – Angelo Scola e gli americani sono ancora favoriti al Conclave, ma occhio al messicano Ortega. “Prevedo l’elezione del Papa entro giovedì sera e la messa inaugurale il 19 marzo, per San Giuseppe”, spiega uno dei papabili, il cardinale di New York Timothy Dolan. E in effetti la successione serrata degli scrutini del Conclave, quattro al giorno, due la mattina e due al pomeriggio, è pensata proprio per decidere bene ma in fretta e ora ogni votazione può essere quella decisiva. Il voto di martedì, con prevedibile fumata nera, è servito a “confermare” la rosa di almeno quattro candidati principali e valutarne il peso. C’è il sostegno forte al cardinale Angelo Scola e la spinta altrettanto forte a eleggere un candidato americano: il canadese Marc Ouellet, uno dei cardinali statunitensi (Dolan ma anche il cappuccino di Boston Sean O’Malley e Donald Wuerl, Washington) e il brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo. Qui però entra in gioco il rischio di blocco reciproco e così come eventuale alternativa per chi guarda all’America Latina, cresce il nome del cardinale messicano Francisco Robles Ortega, 64 anni, arcivescovo di Guadalajara devoto di Padre Pio che ha fatto ottima impressione tra i confratelli.

Il quorum è fissato a due terzi dei 115 elettori: occorrono almeno 77 voti per eleggere il Papa e questo rende più facile bloccare l’ascesa di un nome. I sostenitori di Scola sono fiduciosi, si arriva a calcolare 45-50 voti potenziali, gli altri superano al più la trentina. Ma occhio allo strano meccanismo del Conclave. Spiega Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera:

Non c’è tempo da perdere, in un Conclave: un candidato può partire bene e crescere, ma se dopo due o tre scrutini resta allo stesso punto si passa a un altro, le alternative sono già meditate. Stamattina il secondo e terzo scrutinio, nel caso il quarto e il quinto al pomeriggio e, domattina, il sesto e il settimo. Più si andrà avanti e più prenderanno forza i cosiddetti «outsider», in realtà altre personalità di spessore già in gioco: a cominciare dall’ungherese Péter Erdö e dall’austriaco Christoph Schönborn, e ancora gli italiani Gianfranco Ravasi e Angelo Bagnasco, il filippino di madre cinese Luis Antonio Gokim Tagle, il cardinale di Hong Kong John Tong Hon, il guineiano Robert Sarah e il ghanese Peter Turkson. Ieri sera i cardinali avranno parlato dopo cena, stamattina lo faranno a colazione, gli incontri proseguono pure nei giorni di «reclusione»: nella storia dei Conclavi i Papi sono sorti e tramontati anche in poche ore.

La candidatura di Scola è apparsa all’immediata vigilia la più forte, dotata di un pacchetto di circa 40 voti, lontano comunque dalla soglia dei 77. Scola, comunque, non sarebbe gradito a una parte degli italiani. Molte simpatie ha invece riscosso in questi giorni di congregazioni generali il canadese Ouellet. Su Scola, peraltro, proprio nel segreto della Sistina, potrebbe abbattersi uno scoglio molto spinoso. ”Discuterò diComunione e Liberazione in Conclave”, ha detto un porporato europeo, chiedendo l’anonimato, al Wall Street Journal, che oggi ha puntato i riflettori sul movimento fondato da don Giussani per i suoi legami col più quotato tra i ”papabili”. ”Il cardinale Scola è troppo legato alla politica”, ha sentenziato l’anonimo elettore. Chissà se questo gli sbarrerà la strada.

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