MOSCA – La guerra in Libia è stata “la guerra di Hillary Clinton”. Così, lapidario, Julian Assange durante l’intervista rilasciata a John Pilger e trasmessa da RT, il network vicino al Cremlino. “Barack Obama all’inizio si è opposto. E chi è stato a sponsorizzarla? Hillary Clinton. E lo si può vedere chiaramente nelle sue email”. Assange sostiene poi che Clinton fosse interessata alla guerra in Libia non tanto per il petrolio “a buon mercato” ma perché avrebbe potuto sfruttare il conflitto “nella sua corsa alla presidenza”.
“Donald Trump alla fine non vincerà le elezioni, non glielo permetteranno: l’establishment sta con Hillary Clinton” dice poi Assange sempre a Pilger. Quindi da parte dell’uomo di Wikileaks parte l’attacco a testa bassa alla candidata democratica: “l’ambizione la divora, sul piano personale mi dispiace per lei”. In mezzo c’è un po’ di tutto, l’ennesima smentita che dietro a WikiLeaks e ai ‘Podesta files’ ci sia la Russia nonché un secco ‘j’accuse’ ai poteri forti dell’Occidente, che non possono ammettere di avere “prigionieri politici” come Cina e Azerbaijan “eppure eccomi qui”.
“E non sono il solo”, ci tiene a precisare Assange dalle mura dell’ambasciata ecuadoriana a Londra dove è ‘ospite’ dal 2012. “Se esco di qui mi arrestano eppure l’Onu ha stabilito che la mia vicenda giudiziaria è illegale e l’Ecuador mi ritiene un perseguitato politico”.
Poi però si torna a parlare di lei, Hillary. Le mail – sia quelle che appartengono a Podesta sia quelle inviate dalla Clinton quando era segretario di Stato – secondo Assange descrivono la candidata alla Casa Bianca come il “fulcro” a cui fanno capo diversi “centri di potere”: l’Arabia Saudita (“i suoi rapporti con Riad sono profondi”), le banche, soprattutto “Goldman Sachs”, “l’intelligence”.
“E’ la rappresentazione di come funziona il potere oggi negli Stati Uniti: una delle mail più significative che abbiamo pubblicato mostra come la metà del primo governo Obama è stato nominato fondamentalmente da un rappresentante di Citibank”, sottolinea Assange. L’altro documento più “significativo” è invece la mail in cui Hillary dice chiaramente che i governi di “Qatar e Arabia Saudita” assistono l’Isis clandestinamente. Ovvero proprio quei Paesi che più massicciamente “hanno finanziato” la fondazione Clinton.
“Nei carteggi – dice Assange – si vede chiaramente come l’accesso ai Clinton venga assicurato attraverso passaggi di denaro”. Ed è per questo, secondo il capo di WikiLeaks, che l’Fbi è “sotto pressione” e viene spinta “a intervenire”. “L’Fbi – conclude Assange – nel tempo è diventata la polizia politica americana e cerca sempre di dimostrare che ‘nessuno può tenerci testa’; ma Hillary Clinton si è opposta con forza alle sue indagini e l’Fbi ora è furente perché l’ha fatta apparire debole”. Da qui il braccio di ferro. Evidentemente, nella logica di Assange, fra due diversi “centri di potere”. .