Facebook contro Cambrige Analytica Facebook contro Cambrige Analytica

Facebook e lo scandalo Cambdrige Analytica: capo sicurezza Alex Stamos si dimette

Facebook contro Cambrige Analytica
Facebook e lo scandalo Cambdrige Analytica: capo sicurezza Alex Stamos si dimette

NEW YORK – Alex Stamos, capo della sicurezza delle informazioni di Facebook, si è dimesso dopo lo scandalo del datagate di Cambridge Analytica.

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Cade così la prima testa per lo scandalo che ha investito l’azienda di Mark Zuckerberg e che in poche ore ha fatto crollare il suo titolo in Borsa. Stamos, che ha parlato di “disaccordi interni” su come affrontare la vicenda e su come i vertici del gigante dei social media hanno gestito la questione delle fake news che vengono diffuse attraverso la piattaforma.

Secondo il New York Times, Stamos ha lasciato anche in polemica con il direttore generale del gruppo Sheryl Sandberg, dopo aver più volte esortato i vertici di Facebook a mostrare la massima trasparenza nello scoprire e svelare le attività di disinformazione della Russia sulla sua piattaforma. L’addio di Stamos viene letto come un chiaro segnale delle tensioni che stanno attraversando in queste ore il gruppo dirigente di Facebook, nel periodo più tempestoso che il colosso dei social media sta vivendo dalla sua nascita.

E ora  Facebook trema. Da Washington a Londra tutti chiedono chiarezza su quello che si sta delineando come un vero e proprio ‘datagate’. E protesta anche l’Unione europea, definendo quanto accaduto “inaccettabile”. Le ripercussioni in Borsa non si fanno attendere: il titolo è arrivato a perdere oltre il 7%, mai così male dal 2012, trascinando in basso Wall Street.

L’accusa nei confronti di Facebook d’altronde è grave: aver ignorato o, ancor peggio, di aver tenuto all’oscuro gli utenti sul fatto che le informazioni su oltre 50 milioni di persone raccolte attraverso una app da una società di ricerche – la Global Science Research (Gsr) – siano state vendute alla controversa Cambridge Analytica, azienda che ha lavorato per la campagna di Donald Trump. Informazioni che, proseguono le accuse, sarebbero state utilizzate anche per influenzare il voto sulla Brexit.

Le autorità britanniche hanno già chiesto un mandato di perquisizione della Cambridge Analytica, accusandola di non collaborare. L’obiettivo è quello di scandagliare anche i server della società. Intanto la polemica sul ‘ruolo politico’ di Facebook fa un salto di qualità enorme, e stavolta rischia di travolgere il gioiello fondato da Zuckerberg che conta nel mondo oltre due miliardi di utenti.

La spiegazione ufficiale è che l’autorizzazione per raccogliere dati attraverso l’app ‘thisisyourdigitallife’ era stata data per scopi accademici. E che quando e’ stata scoperta la vendita delle informazioni alla Cambridge Analytica sia questa che la Gsr sono state radiate dal social network. Ma a smentire tale versione c’è Aleksandr Kogan, l’accademico che in prima persona ha gestito la raccolta dei dati:

“Non sono una spia russa e sono pronto a parlare con l’Fbi e davanti al Congresso americano o al parlamento britannico. E non abbiamo mai detto che il nostro progetto era finalizzato ad una ricerca universitaria”.

Cresce ancor di più dunque la pressione su Zuckerberg, a cui viene chiesto di spiegare ufficialmente e davanti alle sedi istituzionali la dinamica di quanto accaduto. Anche perché – rivela il Guardian – Joseph Chancellor, il cofondatore della Gsr insieme a Kogan, è attualmente un dipendente di Facebook: lavora come psicologo e ricercatore nella sede centrale di Menlo Park e fu assunto nel 2015, quando già la vendita definita “illegale” dei dati a Cambridge Analytica era avvenuta.

Un altro aspetto che potrebbe rivelarsi alquanto imbarazzante per il colosso dei social media. Su quest’ultimo intanto si scaglia anche l’ira di Bruxelles: “Il cattivo uso per fini politici di dati personali appartenenti agli utenti di Facebook, se confermato, è inaccettabile, spaventoso”, ha detto la commissaria Ue alla giustizia Vera Jourova, appena arrivata negli Usa dove incontrerà i responsabili della società di Zuckerberg e rappresentanti dell’amministrazione Trump.

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