Facebook, le truffe dei vestiti: prezzi stracciati ma…

Facebook, le truffe dei vestiti: prezzi stracciati ma...
Facebook, le truffe dei vestiti: prezzi stracciati ma…

ROMA – A guardare sembrano a tutti gli effetti gli stessi abiti che si vedono nelle vetrine dei grandi marchi, a leggere i prezzi quasi non ci si crede però, visto che la differenza è di almeno dieci volte inferiore. E in effetti non bisognerebbe credere agli scatti che si possono trovare su Facebook su profili e pagine che pubblicizzano la vendita di capi d’abbigliamento di lusso a prezzi stracciati.

La maggior parte delle truffe, secondo quanto scoperto da Buzzfeed, sarebbero collegate a un’azienda cinese,  la ShenZhen Global Egrow E-Commerce Co., o Global Egrow, che proprio su Facebook è riuscita a vendere diversi vestiti a poche decine di euro, praticamente identici a capi originali di grandi marchi della moda.

La Global Egrow controlla anche altri 41 siti, tra cui i rivenditori di giocattoli e di dispositivi elettronici volumebest.com e gearbest.com. Nel 2014 la società è stata comprata dall’azienda di abbigliamento Shanxi Baiyuan Trousers: appartiene a Yang Jianxin che nel 2015 la rivista Forbes ha messo al posto numero 394 della sua lista dei cinesi più ricchi.

Secondo BuzzFeed i siti di Global Egrow vendono vestiti utilizzando foto rubate in rete e raggiungono le loro clienti attraverso Facebook. Nonostante si possano leggere molti commenti negativi sotto agli ultimi post delle pagine di questi siti (le clienti si lamentano sia per problemi legati ai tempi di consegna sia per la differenza tra i capi pubblicizzati e quelli ricevuti), RoseGal ha più di 8 milioni di mi piace, DressLily ne ha 7 milioni, RoseWe e TideBuy più di un milione. Tra gli utenti di Facebook che hanno messo “mi piace” alla pagina ci sono anche molti italiani.

Su Facebook esistono anche alcune pagine e gruppi creati allo scopo di mettere in guardia le possibili clienti di DressLily da pessimi acquisti. Su uno di questi, chiamato Rosewholesale Scam (scam in inglese significa “truffa”) si possono trovare confronti tra le immagini dei prodotti ricevuti dalle clienti di questi siti e quelle dei capi che si aspettavano di ricevere.

L’aspetto più rilevante di questa storia è che le regole di Facebook non vietano a questi siti di mostrare immagini fuorvianti. Infatti Facebook è rigido per quanto riguarda le parole usate negli annunci e nei post pubblicitari, e le immagini che accompagnano il testo non devono essere offensive, ma non ci sono strumenti che gli consentano di riconoscere foto rubate a meno che chi ne detiene il copyright non ne segnali l’uso scorretto. Facebook non ha inoltre alcuna responsabilità legata alla vendita dei prodotti di scarsa qualità, dato che la vendita effettiva avviene altrove.

BuzzFeed ha anche sottolineato come in termini di acquisti di spazio pubblicitario questi siti siano dei clienti importanti di Facebook. Nell’ultimo anno Facebook ha cercato di attrarre aziende cinesi che volessero vendere prodotti all’estero (Facebook è vietato in Cina) e il proliferare delle pagine dei siti di e-commerce della Global Egrow, chiaramente destinate a un pubblico internazionale dato che sono interamente in inglese (anche se di alcune esiste anche la versione francese), è una prova del successo di questa strategia.

 

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