Mark Zuckerberg (foto Ansa) Mark Zuckerberg (foto Ansa)

Facebook, lo scandalo si allarga. Dipendenti allarmati, Zuckerberg: “Sono responsabile di quanto successo”

Mark Zuckerberg (foto Ansa)
Mark Zuckerberg (foto Ansa)

ROMA – Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, è stato travolto dallo scandalo delle elezioni americane  del 2016. Dopo 48 ore Zuckerberg ha così rotto il silenzio e ha dichiarato: “Sono responsabile di quello che è successo”.

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Il fondatore di Facebook parlando dello scandalo legato a Cambridge Analityca sui dati personali degli utenti raccolti dal social network ha ammesso le sue colpe, come riporta il Los Angeles Times:

“Abbiamo fatto degli errori, c’è ancora molto da fare. Abbiamo la responsabilità di proteggere le vostre informazioni. Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati, e se non riusciamo a farlo non meritiamo di essere al vostro servizio. Stiamo lavorando per capire esattamente cosa è successo e assicurarci che non accada mai più. La buona notizia è che molte misure per prevenire tutto questo sono state già prese anni fa”.

Un silenzio interrotto solo dopo due giorni di riflessione da parte di Zuckerberg e colleghi, mentre il titolo di Facebook affondava in Borsa e bruciava miliardi. Per trovare una linea comune il social network ha tenuto, come riportato dal sito The Verge, una riunione interna aperta a tutti i dipendenti per permettere loro di fare domande, informarli e rassicurarli. Un atto che Facebook è la prima azienda a compiere nei confronti del personale in seguito a notizie dannose e compromettenti, mentre il profilo di Cambridge Analytica è stato sospeso.

Secondo il sito The Daily Beast, però, alla riunione non sarebbero stati presenti né Zuckerberg, né il direttore operativo Sheryl Sandberg. A coordinare l’incontro invece è stato Paul Grewal, consigliere generale. Lo stesso approccio che la società ha adottato lo scorso autunno a Capitol Hill quando inviò il suo miglior avvocato, Colin Stretch, a informare il Congresso sul ruolo svolto nell’influenza russa sulla campagna presidenziale, per aver postato sul social annunci  a pagamento e falsi account. Un portavoce del social network ha dichiarato:

“Mark, Sheryl e i loro team comprendono la serietà del problema, stanno lavorando instancabilmente per mettere insieme tutti i dati e avviare un’azione appropriata. L’intera azienda è indignata, siamo stati ingannati. Ci impegniamo a rafforzare le politiche di protezione dei dati personali e adotteremo i provvedimenti necessari”.

Da quando l’Observer e il New York Times hanno riferito che Facebook è da anni consapevole che un’app di terze parti, che fattura come raccolta dati degli utenti a fini di ricerca, ha sfruttato le deboli impostazioni della privacy su account di ignari utenti ed è entrata in possesso di 50 milioni di profili, Zuckerberg pubblicamente ha taciuto. Il progettista dell’app ha fornito i dati a Cambridge Analytica, l’azienda di analisi e messaggistica controllata dagli alleati di Donald Trump.

Secondo quanto riferito, nel 2015 Facebook avrebbe chiesto a Cambridge Analytica di cancellare i dati, ma non ha verificato se l’avesse fatto.  Successivamente, Cambridge Analytica ha ricevuto circa 6 milioni di dollari dalla campagna di Trump per aiutare nella messaggistica e nel targeting degli elettori. La società aveva contratti supplementari del valore di milioni di dollari con i comitati elettorali pro-Trump.

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