Nel 1978 il primo bebè in provetta, nel 2010 il Nobel al suo “papà” Edwards

Louise Brown è stato il primo “bebè in provetta”: la sua nascita, datata 25 luglio 1978, ha avuto una portata rivoluzionaria nel mondo scientifico, tanto che nel 2010 ha fruttato il Nobel al pioniere della fecondazione artificiale, Robert Edwards.

Per Edwards non è stato solo il riconoscimento alla prima grande vittoria contro la sterilità: avere dimostrato che la fecondazione può avvenire fuori dall’organismo umano ha segnato il primo passo verso la possibilità di intervenire nei processi all’origine della vita.

E’ stata ”un’avventura fantastica”, come l’ha definita più volte lo stesso Edwards riferendosi alle sue ricerche sulla fecondazione artificiale, grazie alle quali in 32 anni sono nati nel mondo circa 4 milioni di bambini.

All’età di 85 anni e dopo una vita spesa nell’università di Cambridge per cercare di perfezionare la tecnica della fecondazione artificiale, il britannico Robert Edwards è per i suoi colleghi ”un visionario della ricerca”.

Nato a Manchester il 27 settembre 1925, Edwards ha dedicato la sua carriera scientifica allo studio della fecondazione, a partire dagli studi di embriologia condotti dagli anni ’50. Dopo aver studiato biologia prima negli Stati Uniti e poi in Scozia, nel 1958 è entrato nell’istituto Nazionale per la Ricerca Medica e Londra, dove ha cominciato le ricerche sul processo di fecondazione.

Nella nascita di Louise Brown come per molte tappe seguenti delle ricerche sulla fecondazione in vitro (Fiv) è stata decisiva la collaborazione con il ginecologo Patrick Steptoe e l’infermiera Jean Purdy, entrambi scomparsi.

Edwards ”è molto triste che Patrick Steptoe e Jean Purdy non siano vivi per dividere con lui il Nobel”, ha fatto sapere l’esperto di Biologia della riproduzione Martin Johnson, dell’università di Cambridge, uno dei primi studenti di Edwards e ancora molto vicino al pioniere della fecondazione in vitro. E’ stato lui a parlare per Edwards, che in questo periodo ha problemi di salute.

Di Edwards Jonhson ha detto inoltre che ”è sempre stato un uomo che ha precorso il suo tempo, non solo per la Fiv, ma nella diagnosi genetica preimpianto, nella derivazione delle cellule staminali embrionali”. E’ stato un pioniere, prosegue Johnson, anche nel dibattito etico sollevato dalla fecondazione artificiale: ”è sempre stato un uomo molto morale, con una moralità basata sulla sua visione umanistica e sulla fiducia nell’umanità’.

Soddisfazione per il Nobel a Edwards arriva da un altro Nobel per la Medicina, Rita Levi Montalcini, per la quale il riconoscimento è ”ben meritato” e il lavoro scientifico di Edwards è stato ”di fondamentale importanza per il progresso della biomedicina”.

Lo stesso Edwards è stato protagonista delle ricerche che nel tempo hanno permesso di affinare la tecnica della fecondazione artificiale. Oggi questa tecnica viene considerata sicura ed efficace e si calcola che il 20%-30% degli ovuli fecondati portino alla nascita di un bambino.

Sono molto rare le complicanze legate alla nascita di prematuri e i risultati degli studi condotti su lunghi intervalli di tempo hanno dimostrato che i nati dalla provetta sono sani come i bambini concepiti in modo naturale.

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