Filippine: una dozzina di italiani mancano all’appello

Filippine, paesaggio dopo il passaggio del tifone
Filippine, paesaggio dopo il passaggio del tifone

ROMA -Sono una dozzina gli italiani nelle Filippine che ancora non hanno dato notizie. “Le persone che ci sono state segnalate o di cui ci sono state richieste notizie e che non siamo ancora riusciti a contattare, sono poche unità, forse una dozzina”. Così l’ambasciatore italiano a Manila, Massimo Roscigno, intervenuto ad Effetto Giorno, su Radio 24, sugli italiani nelle Filippine. “Speriamo che si tratti solo di un problema di comunicazione”, ha aggiunto.

“In un gran numero di casi – ha aggiunto l’ambasciatore – siamo riusciti ad entrare in contatto o a sapere che erano in buone condizioni. In alcuni casi abbiamo provato a contattare alcune persone che ci erano state segnalate o che risultavano residenti in alcune zone e non siamo riusciti perché le comunicazioni sono completamente interrotte”.

Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha spiegato che ”alcuni di questi non si erano registrati sul sito, né si erano manifestati prima: siamo quindi stati allertati dalle famiglie ed è iniziata la ricerca in questo disastro”.

“Abbiamo dichiarato lo stato di calamità nazionale per velocizzare i soccorsi e la consegna di aiuti nelle province devastate da Yolanda”, il nome filippino del tifone Haiyan. Lo ha annunciato in un messaggio alla nazione in diretta tv il presidente delle Filippine Benigno Aquino. “Questo è importante non solo per controllare il prezzo dei servizi di base necessari alla popolazione, ma anche per prevenire l’aumento del costo dei generi di prima necessità”, ha aggiunto secondo quanto riferiscono i media locali.

Il “cacciatore di tempeste”: “Mai vista una così”. “Non ho mai visto nulla del genere”. John Reynolds, cacciatore di tempeste, 30 anni di cui 8 passati a inseguire calamità naturali in Asia, di tifoni ne ha visti 35, ma quello che ha colpito le Filippine batte tutti i record. “E’ assolutamente fuori categoria, sia per la potenza della tempesta che per la gravità della tragedia umana. La più grave catastrofe naturale di cui sia stato testimone”, racconta il giovane all’Afp. Reynolds e la sua squadra sono sbarcati nelle Filippine l’8 novembre, poco prima dell’arrivo di Haiyan, e hanno subito raggiunto Tacloban, sulla costa orientale, una delle località più colpite. Il gruppo ha aspettato il tifone in albergo, uno dei pochi edifici in muratura della città, dove le case sono per lo più fatte di foglie e legno. “E’ stato un ruggito assordante, il rumore del vento. Si sentivano tremare i muri dell’hotel per i colpi di grandi oggetti che ci sbattevano contro. Chiunque si fosse trovato all’esterno in quel momento, sarebbe morto”, continua il cacciatore di tempeste paragonando gli effetti di Haiyan a quelli di uno tsunami, lui che ha vissuto quello del 2011 in Giappone.

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