Flottiglia pacifista. Dichiarazione dell’Onu, polemiche su termini usati

La dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sull’attacco israeliano alla flottiglia di attivisti filo-palestinesi, approvato all’unanimità dopo una riunione a porte chiuse di oltre dodici ore, ha subito scatenato divergenze di opinioni sull’interpretazione dei termini scelti. Si tratta di una dichiarazione e non di una risoluzione che è l’atto di maggior peso che il Consiglio possa adottare.

Il primo passaggio chiave su cui si è acceso il dibattito è quello in cui il Consiglio di Sicurezza condanna “gli atti che sono sfociati nella morte di almeno dieci civili e molti feriti”. Secondo fonti diplomatiche, la Turchia avrebbe voluto che fosse utilizzata la parola “atto”: il singolare avrebbe infatti implicato la sola responsabilità di Israele per la morte degli attivisti, mentre “atti” presuppone una responsabilità condivisa, cioé avalla la tesi israeliana secondo cui gli attivisti hanno attaccato i militari.

Il secondo passaggio controverso è quello dell’indagine sull’attacco. Nel testo si legge che il Consiglio chiede “un’inchiesta rapida, imparziale, autorevole e trasparente, in conformità con gli standard internazionali”. I diplomatici hanno riferito che in un primo tempo nella bozza compariva anche l’aggettivo “indipendente” poi abbandonato su pressione degli Stati Uniti secondo i quali il termine suggeriva che l’inchiesta non dovesse essere fatta da Israele. A questo proposito, parlando con i giornalisti dopo l’approvazione del documento, il presidente del Consiglio, il messicano Claude Heller, ha detto: “‘Imparziale’, ha lo stesso significato di ‘indipendente’, l’Onu deciderà poi chi deve fare l’indagine”.

Tesi su cui ha manifestato il suo disaccordo il vice ambasciatore Usa Alejandro Wolff: “Noi siamo per un’inchiesta israeliana e abbiamo fiducia che Israele possa condurre un’inchiesta interna autorevole e imparziale, trasparente e rapida”, ha detto riecheggiando i termini utilizzati nel documento.

Gestione cookie