Foley, Times: video inscenato, jihadista Gb forse non è il boia

Foley e il presunto boia
Foley e il presunto boia

GB, LONDRA – Il video della decapitazione di James Foley sarebbe stato una “messa in scena” secondo alcuni tra i maggiori esperti forensi internazionali, citati dal Times di Londra. Ma il risultato non cambia: il giornalista americano è stato comunque barbaramente ucciso dai feroci militanti dell’Isis, probabilmente nel nord della Siria. E ora emerge la terribile ipotesi che sia stato anche costretto a simulare la sua esecuzione. Per poi subire la decapitazione vera e propria lontano dalle telecamere: nel filmato viene mostrata la conclusione del supplizio. Insomma una serie di trucchi e una elaborata post produzione, il tutto per avere il migliore ritorno possibile in termini di propaganda.

In base all’analisi forense dei fotogrammi è emerso che non si vede sangue nel corso della ‘decapitazione’, sebbene il jihadista passi il coltello

almeno sei volte sul collo di Foley. Non solo, i suoni che emetterebbe il giornalista non sarebbero quelli tipici di una persona che sta subendo quel tipo di supplizio. Fra le ipotesi degli esperti anche quella che ‘John il Jihadista’, il presunto boia che compare nel video, sia in realtà un leader dei ribelli ma che altri militanti abbiano portato a termine l’esecuzione. Sempre secondo il Times, le autorità britanniche sarebbero già risalite all’identità del terrorista con forte accento inglese ma aspettano a rivelarla per ragioni di sicurezza.

Si teme infatti che il gruèpo che fa riferimento a John il Jihadista tenga in ostaggio circa 20 prigionieri occidentali, che sarebbero in costante pericolo di vita. Da giorni il sospetto chiave � Abdel Majed Abdel Bary, ex rapper londinese di 23 anni. Intanto nel Regno Unito si scalda sempre di più il dibattito sulle misure da adottare contro il fenomeno del turismo per la jihad. Il sindaco di Londra, il conservatore Boris Johnson, ha chiesto in proposito l’introduzione di misure drastiche. Fra queste, la presunzione di colpevolezza per i cittadini che viaggiano in Iraq e Siria senza comunicarlo alle autorità che diventano così sospetti terroristi fino a quando non viene dimostrato il contrario.

Non solo, Johnson, intervenendo come di consueto sul Daily Telegraph, si è unito ad altri rappresentanti politici, soprattutto all’interno del suo partito conservatore, che chiedono venga tolta la cittadinanza ai jihadisti britannici. Misura a cui invece si oppone il ministro degli Interni, Theresa May, secondo cui una decisione del genere sarebbe illegale. Johnson chiede anche un ritorno ai ‘control orders’, ordinanze che obbligano i terroristi a restare nelle loro case, da usare soprattutto per le centinaia di militanti che tornano da Siria e Iraq e rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale.

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