Fuga dall’Egitto salafita: l’esodo di 100 mila cristiani-copti

ROMA – E’ possibile che la meravigliosa fioritura democratica della “primavera araba” si trasformi nell’inverno della persecuzione delle minoranze cristiane? Oltre 100 mila cristiani-copti sono già fuggiti dall’Egitto dopo la defenestrazione di Mubarak. Un dato drammatico denunciato dall’Unione egiziana delle organizzazioni per i diritti umani. L’ascesa delle correnti islamiche più radicali ha provocato un’escalation della violenza e delle tensioni religiose. In Egitto vivono tra gli otto e i nove milioni di cristiani, prevalentemente di rito copto della Chiesa di Alessandria. La questione è da tempo monitorata con preoccupazione dalla Segreteria Vaticana che invita l’Egitto a fare qualcosa e lamenta la scarsa attenzione internazionale per la sorte riservata ai fedeli. Nove cristiani sono stati uccisi a settembre in un distretto settentrionale del Cairo, a Capodanno una bomba è esplosa in una chiesa ad Alessandria, un anziano copto di Quena ha subito l’amputazione delle orecchie.

Stiamo parlando del 10% della popolazione egiziana. Una comunità, quella copta, che fa parte a pieno titolo della classe dirigente e imprenditoriale del Paese: la scelta dell’esodo sarebbe esiziale anche per la fragile economia del post-Mubarak. D’altra parte, la prospettiva che i salafiti prendano il potere fa paura, benché sia attualmente abbastanza remota. I più anziani ricordano come subito dopo il colpo di Stato di Nasser nel 1952 i primi a farne le spese furono proprio i copti. Ogni traumatico crollo di regime porta con sé i germi di un malinteso orgoglio panarabo che addita le minoranze come nemiche del popolo.

In realtà, ad alimentare le tensioni interreligiose contribuiscono maggiormente le mutazioni nei costumi di vita e nelle abitudini quotidiane. I matrimoni misti non sono ancora del tutto accettati e sono visti come un’autentica sfida alle autorità religiose musulmane. Recentemente poi, è stata approvata una riforma della legge sui luoghi di culto, molto contestata dalle minoranze religiose, copti inclusi. E’ considerata vessatoria perché limita, attraverso criteri decisi dall’alto, l’esercizio della libertà religiosa: mille metri quadrati è il massimo di estensione consentita, mille metri la distanza minima tra i diversi luoghi di culto.

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