George Floyd, Ibm esce dal mercato del riconoscimento facciale: "Basta profilazione razziale" George Floyd, Ibm esce dal mercato del riconoscimento facciale: "Basta profilazione razziale"

George Floyd, Ibm esce dal mercato del riconoscimento facciale: “Basta profilazione razziale”

ROMA  – Le conseguenze del caso George Floyd arriva anche sul mercato. Il colosso americano del settore informatico Ibm ha deciso di uscire dal mercato del riconoscimento facciale.

Ibm ha rivendicato la propria contrarietà all’uso di questa tecnologia per “sorveglianza di massa, profilazione razziale, violazione delle libertà e dei diritti umani”.

Lo ha reso noto il Ceo della compagnia, Arvind Krishna, in una lettera al Congresso americano in cui ha chiesto una legge per la giustizia razziale.

“Riteniamo che sia giunto il momento di avviare un dialogo nazionale sul se e sul come la tecnologia per il riconoscimento facciale dovrebbe essere impiegata dalle forze dell’ordine”, ha scritto Krishna, evidenziando i problemi relativi ai pregiudizi su etnia e genere riscontrati nei sistemi di intelligenza artificiale.

Krishna ha quindi esortato il Congresso a impegnarsi in riforme per la giustizia razziale, tra cui la revisione dell’immunità qualificata che protegge le forze dell’ordine e impedisce ai cittadini di chiedere i danni se un agente viola i loro diritti costituzionali.

George Floyd, stretta Usa sulla polizia

A due settimane dalla uccisione di George Floyd, afroamericano di 46 anni soffocato con un ginocchio da un agente bianco a Minneapolis, il movimento di protesta che ha percorso il Paese ottiene le prime promesse di cambiare la polizia e la giustizia, mentre il presidente Donald Trump affonda nei sondaggi anche per la pessima gestione della crisi.

I democratici hanno annunciato alla Camera un pacchetto di riforme. Tra i punti principali della proposta, la demilitarizzazione della polizia, limitando il trasferimento di armi militari ai suoi dipartimenti locali e statali.

E poi: l’obbligo delle videocamere sul cruscotto delle auto e sul corpo degli agenti; il divieto della stretta al collo (quella che ha ucciso Floyd) e le perquisizioni senza mandato in casi di droga; fine della profilatura razziale; un database nazionale sulla cattiva condotta degli agenti.

Il movimento De-fund the police

Un’altra stretta sulla polizia – che secondo un conteggio del Washington Post ha ucciso quasi mille persone all’anno dal 2015 – arriva da De-fund the police, il movimento che chiede di togliere o ridurre i fondi ai dipartimenti di polizia e di usarli per risolvere i problemi socio-economici delle comunità locali.

Una richiesta già fatta propria dal consiglio comunale di Minneapolis, che ha deciso di smantellare la polizia di casa.

Una mossa senza precedenti replicata dal sindaco dem di New York Bill De Blasio, che ha promesso di tagliare nel giro di tre settimane una parte dei fondi destinati al New York Police Department (il suo bilancio è di 6 miliardi di dollari) e di destinarli ai servizi per i giovani e ai servizi sociali.

Sulla stessa linea il sindaco di Los Angeles Eric Garcetti, anche lui democratico, che ha fatto marcia indietro sulla promessa di nuovi fondi alla polizia locale, reindirizzando 150 milioni di dollari a programmi per sanità, lavoro e centri per la pace. (Fonte: Ansa)

 

 

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