Giappone. Fuga dall’incubo nucleare: Tokyo non dice tutta la verità? Le omissioni del governo e di Tepco

Pubblicato il 16 Marzo 2011 - 09:58 OLTRE 6 MESI FA

TOKYO – Provano a scappare dalla nube radioattiva i giapponesi che abitano vicino alla centrale di Fukushima. Fanno scorte di benzina per liberarsi dalla trappola nucleare di quell’impianto che per anni avevano vantato come uno dei 25 più sicuri al mondo.

“Sapevamo che era vicino, troppo vicino, ma continuavano a ripeterci è sicuro, il nucleare è sicuro, non c’è nessun problema”, racconta al Daily Mail Fumiko Watanabe, sfollato di 70 anni. Il governo continua a rimpallare frasi poco chiare, smozzicate, invita alla calma e sostiene che è tutto sotto controllo. E’ vero? Tokyo sta nascondendo qualcosa, come accusano alcuni esperti da una parte all’altra del mondo?

L’avanguardista Giappone potrebbe trincerarsi davvero dietro la sua nota precisione, calma, controllo e attenzione nei confronti delle tecnologie secondo alcuni e non dire tutta la verità. Un elemento che insospettisce gli ispettori dell’agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu sono i dati sulle radiazioni, sui livelli di radioattività sempre così diversi, forse troppo bassi rispetto a quelli

A Fukushima è stato chiuso lo spazio aereo nel raggio di 30 chilometri, per il portavoce del governo Yukio Edano oltre non ci sarebbe rischio:  un incendio dopo l’altro ha fatto surriscaldare la centrale che non tiene più, secondo l’allarme lanciato dagli esperti francesi. Il governo prova a riportare la temperatura a livelli “normali” per un impianto nucleare, lancia acqua dagli elicotteri, la prende dal mare per cercare di sedare quel calore incessante che potrebbe uccidere anche a distanza di otto anni con le sue radiazioni tossiche e dannose. Sì, anche fino a otto anni dall’esposizione nociva si può presentare una leucemia, come ha spiegato Giorgio Dini, direttore del dipartimento di Ematologia e Oncologia pediatrica dell’istituto Gaslini di Genova.

Eppure il primo ministro, i suoi collaboratori e i vari portavoce su questo aspetto preferiscono tacere. Dicono che non sarà un’altra Chernobyl, ne sono sicuri, ma non chiariscono cosa li porti a queste certezze. A Yamagata, che si trova a ben 60 chilometri da Fukushima, ovvero il doppio rispetto all’area in cui non possono volare gli aerei, la gente è stata sfollata e ha paura che qualcuna menta, o meglio ometta informazioni sul loro destino.

Se, come dice Tokyo, la situazione è davvero sotto controllo, perché i lavoratori dell’impianto sono stati fatti evacuare per poi ritornare al lavoro misteriosamente? Perché gli assistenti in tute bianche e gialle continuano a camminare tra la gente, tra gli sfollati, cercando di monitorare il livello di radiazioni che potrebbero avere assorbito. Si parla di quantità fino a dieci volte superiori, o forse molto di più, rispetto a quanto in un anno l’ambiente rilascia. Le radiazioni sono arrivate anche a Tokyo, a molti chilometri da Fukushima, eppure la notizia battuta dalle agenzie di stampa non ha avuto nessuna conferma ufficiale. La gente ha continuato a lavorare, a vivere, ad andare al ristorante per qualche giorno, poi ha deciso di organizzare la fuga, di andare via. Chi resta si chiude in casa, come hanno consigliato le autorità.

A tutti questi punti interrogativi si aggiunge un cablogramma diffuso da Wikileaks e datato 27 ottobre 2008. Il governo giapponese avrebbe insabbiato altri incidenti nucleari. Il documento raccoglie le confidenze del deputato Liberal-Democratico Taro Kono, figlio del veterano della politica giapponese Yohei Kono. Secondo il parlamentare, le compagnie elettriche nipponiche sono colpevoli di “nascondere i costi e i problemi di sicurezza legati all’energia nucleare”, in particolare in relazione al programma di “trattamento del combustibile” (reprocessing) e allo “stoccaggio delle scorie”.

A suscitare la maggior parte delle critiche è poi il ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria (METI), “prigioniero di vecchie politiche, di funzionari che le hanno ricevute da personale più anziano che non possono mettere in questione”. Kono ha quindi accusato il METI di tenere nascosti i “veri costi” del settore nucleare ed eventuali piccole e grandi tragedie nucleari. Se tutto questo trovasse conferma dove è finito il Giappone all’avanguardia, trasparente e che continua imperterrito la sua corsa all’atomo “in piena sicurezza”?

Nel luglio del 2007 infatti un terremoto di magnitudo 6,8 Richter colpì il Paese, un incendio danneggiò la centrale di Kashiwazaki Kariwa, la più grande al mondo. Almeno 1000 litri di acqua contaminata da sostanze radioattive finì a mare. Dai controlli effettuati si scoprì che nel Giappone avanzato era stata costruita una centrale nucleare, la più grande al mondo appunto, su una faglia attiva e Kashiwazaki Kariwa venne chiusa per due anni.

La Tokyo Electric Power, il colosso proprietario di quell’impianto, liquidò la questione dicendo che era stata costruita nel 1970 e allora non si sapeva, ma c’è chi avanza qualche dubbio visto su eventuali carte falsificate visto che già i dirigenti della società erano finiti in uno scandalo per mancata trasparenza.