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Giappone: alto rischio di contaminazione per il pesce

di luiss_vcontursi |4 Aprile 2011 20:16

ROMA – Il rischio maggiore di contaminazione radioattiva per i cibi, dopo l’incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, riguarda soprattutto il pesce proveniente dai mari giapponesi. Dalle fughe radioattive legate alle centrali nucleari nipponiche messe ko dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo, ”nessun rischio” si paventa invece per l’Italia, afferma il nostro ministero della Salute che, sulla base dei rischi teorici legati all’import di cibo dal Giappone, ha disposto l’aumento dei controlli soprattutto su pesci, crostacei, caviale, soia, alghe, te’ verde.

La radioattività in mare, spiegano gli esperti, ha effetti nell’immediato soprattutto sui molluschi che, come cozze e ostriche, filtrando l’acqua finiscono per accumulare radionuclidi. Nel medio periodo, invece, il problema coinvolge i grandi pesci al vertice della catena alimentare marina: questi sono infatti piu’ esposti perche’ la contaminazione tende ad aumentare man mano che gli animali piu’ piccoli vengono mangiati dai predatori. Per l’uomo, il rischio a livello alimentare deriva dal fatto che le particelle contaminate entrano nella catena alimentare e vi permangono, perché non possono essere eliminate ne’ neutralizzate dall’organismo.

Il consumo prolungato di alimenti anche debolmente contaminati, affermano gli esperti, costituisce un pericolo, perché le particelle radioattive si fissano nell’organismo, accumulandosi in genere in organi diversi a seconda della loro specificità (lo iodio radioattivo, per esempio, si fissa nella tiroide). Questo può avere conseguenze serie, determinando patologie come leucemie e tumori. Normative internazionali indicano i livelli massimi di radioattività che si possono riscontrare negli alimenti perché non costituiscano un danno per la salute.

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