Giappone, controlli sulle radiazioni. Navi e aerei, traffico in tilt

ROMA – Le compagnie aeree e di navigazione nel mondo, già nervose per l’aumento dei prezzi del petrolio e per i potenziali effetti di un crollo dell’economia del Giappone, ora, scrive il New York Times, hanno un altro motivo di preoccupazione: il monitoraggio intensificato di navi e aerei.

In realtà i livelli di radioattività registrati ad oggi in navi e aerei provenienti dal Giappone non sono preoccupanti, anche se cresce il timore sulla possibile contaminazione radioattiva di merci e container sulla navi.

Come sempre, il governo nipponico rassicura. E non solo lui. Un comunicato dell’International Maritime Organization afferma che “le attività marittime ed aeree possono proseguire normalmente nei principali porti ed aeroporti del Giappone, tranne in quelli danneggiati dallo tsunami, secondo le ultime informazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, dell’Organizzazione Internazionale per l’Aviazione Civile”.

L’IMO sostiene che non ci siano basi per imporre restrizioni. Anche il ministero dei Trasporti giapponese  rassicura gli armatori. Ma queste rassicurazioni non convincono in molti. Gli Stati Uniti e la Cina hanno avviato procedure per ampliare il controllo della radioattività sulle navi che hanno effettuato scali in Giappone.

L’Unione Europea ha rinforzare i controlli di alcuni di prodotti alimentari provenienti da dodici prefetture del Giappone, verificando i livelli di iodio-131, cesio-134 e cesio-137.

Di oggi, 31 marzo, la notizia che tutti i porti del Giappone sono di nuovo operativi e, dal punto di vista tecnico, non ci sono ostacoli ad operare in quell’area.

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