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Giappone, pena di morte per il killer di Twitter: sui social adescava le vittime, ne abusava e le smembrava

di Redazione Blitz |15 Dicembre 2020 12:05

Giappone, pena di morte per il killer di Twitter: sui social adescava le vittime, ne abusava e le smembrava (Foto d'archivio)

Pena di morte per Takahiro Shiraishi, il killer di Twitter del Giappone. La sua storia aveva sconvolto il mondo: ha ucciso 9 persone, le ha smembrate. Ma prima aveva abusato di loro.

Killer di Twitter perché usava il social network per adescare le sue vittime. E poi, orrore nell’orrore, andava in cerca di persone che minacciavano il suicidio o che adombravano questa possibilità. Allora lui, che si faceva chiamare “il boia”, le “aiutava” a realizzare questo proposito.

Alla fine Takahiro è stato riconosciuto colpevole di nove omicidi. Aveva occultato i cadaveri nel proprio appartamento.

Giappone: il killer di Twitter condannato alla pena di morte

Il caso del 30enne Takahiro Shiraishi, residente nella cittadina di Zama, a sud di Tokyo, aveva sconvolto l’opinione pubblica. eE posto seri interrogativi da parte delle autorità governative e i servizi sociali sulla necessità di aumentare l’assistenza alle persone più fragili in cerca di aiuto.

In base ai fatti accertati dalla procura, tra agosto e ottobre del 2017 il killer seriale ha strangolato otto donne, dopo aver abusato di loro, e un uomo. Successivamente aveva smembrato i loro cadaveri. Tutte le vittime avevano tra i 15 e il 26 anni.

Il punto cruciale del processo: le vittime erano consenzienti?

Il punto del contendere durante il processo, riferiscono i giornali giapponese, era la presenza o meno del consenso degli individui. Si trattava perlopiù di giovani donne che si rivolgevano a Shiraishi tramite lo scambio di messaggi via Twitter. Dove lo stesso appariva con un nomignolo in giapponese equivalente all’inglese “Hangman”, cioè  il boia.

Nell’emanare la sentenza il giudice Yano Naokuni ha definito i crimini commessi da Shirahishi “di una ferocia estrema”, aggiungendo che il caso dimostra quanto i social media siano diventati parte integrante della società. L’accusa ha inoltre smontato la tesi della difesa secondo cui l’imputato era incapace di intendere e di volere all’atto della violenza.

Il killer era capace di intendere e volere

Cinque mesi di perizie psichiatriche prima della sua incriminazione nel settembre del 2018, in base all’accertamento processuale, lo hanno dichiarato pienamente responsabile, e lo stesso Shiraishi ha detto che in caso di pena di morte non intende fare ricorso.

La vicenda era venuta alla luce casualmente, nell’ottobre 2017, durante la festa di Halloween, quando la polizia durante un controllo nel suo appartamento, alla ricerca di una ragazza di 23 anni scomparsa, trovò diversi congelatori con dentro parti amputate di corpi umani. La giovane donna risultò poi essere una delle vittime.

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