Giappone, pena di morte per un pluriomicida torturatore

La Corte distrettuale di Yokohama, alle porte di Tokyo, ha condannato oggi alla pena di morte un pluriomicida di 32 anni, nella prima storica sentenza capitale emessa in un dibattimento presieduto da una giuria popolare. Nel processo è stato discusso un caso che ha visto l’imputato uccidere selvaggiamente due persone nel giugno dello scorso anno.

L’uomo, reo confesso, ha raccontato di aver fatto a pezzi i corpi delle due vittime, e di aver addirittura tagliato la testa a uno dei malcapitati con una sega elettrica mentre era ancora in vita.

Di fronte all’efferatezza del crimine, e al fatto che l’ imputato non ha contestato le accuse, il dibattimento si è concentrato sulla punizione da infliggere, in una decisione che per la prima volta ha coinvolto anche i sei giudici popolari.

Leggendo la sentenza, il presidente della Corte, Yoshifumi Asayama, ha spiegato che il collegio non ha avuto altra scelta che la sentenza capitale, notando che gli omicidi sono stati ”un atto atroce, disumano e implacabile” e che ”la sofferenza fisica delle vittime è andata oltre ogni immaginazione”.

Un uomo di circa 50 anni è stato l’unico giurato popolare a esprimere commenti con la stampa dopo la lettura della sentenza: ”Sono stato profondamente tormentato, e ho pianto più volte – ha spiegato -. Tuttavia ho considerato il caso in maniera equa, ascoltando attentamente gli argomenti di accusa e difesa”.

Il sistema dei giudici non togati, ripristinato lo scorso anno non senza polemiche, prevede l’estrazione a sorte di sei cittadini, che sono chiamati ad affiancare i tre giudici ordinari nelle corti distrettuali. Il nuovo ordinamento è stato spesso criticato per l’eccessivo carico psicologico cui sono sottoposti i giudici non togati, che come in questo caso devono decidere in prima persona della vita o della morte degli imputati.

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