Giulio Regeni: 7 costole rotte, scosse elettriche a genitali

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Febbraio 2016 - 13:39 OLTRE 6 MESI FA
Giulio Regeni: 7 costole rotte, scosse elettriche a genitali

Giulio Regeni: 7 costole rotte, scosse elettriche a genitali

IL CAIRO – Sette costole rotte, segni di scosse elettriche sui genitali, lesioni traumatiche e tagli inferti con lame affilate su tutto il corpo, lividi e abrasioni e anche un’emorragia cerebrale. Sono alcuni fra i segni della tortura riscontrati dall’autopsia sul cadavere di Giulio Regeni, il giovane reporter-studente italiano ucciso in circostanze misteriose in Egitto. I dettagli sul referto secretato dalla Procura generale del Cairo, sono stati rivelati all’agenzia Reuters da una fonte medico-legale. La Reuters precisa tuttavia di non essere in possesso del documento dei periti.

Le notizie choc sull’autopsia fanno il paio con le rivelazioni sconcertati del New York Times che cita tre funzionari della sicurezza egiziana coinvolti nelle indagini. Secondo il quotidiano statunitense Giulio Regeni fu fermato e portato via dalla polizia egiziana il 25 gennaio al Cairo, proprio il giorno della sua scomparsa. Probabilmente scambiato per una spia “per via di alcuni contatti sul telefono di persone legate all’opposizione anti-governativa”.

Se le testimonianze citate dall’autorevole quotidiano americano trovassero conferma, si tratterebbe della prima ammissione in questo senso da parte di esponenti delle autorità egiziane, seppure in forma anonima. Ma c’è di più. Sempre secondo il giornale, un “testimone” sostiene che il fermo dell’italiano sarebbe stato “ripreso da quattro telecamere di sorveglianza” di altrettanti negozi del quartiere: ma la polizia egiziana “non ha ancora chiesto le registrazioni video”.

Una volta fermato, il ragazzo avrebbe reagito “bruscamente”, comportandosi “da duro”. Tutti e tre i funzionari, intervistati separatamente, hanno riferito che Regeni aveva sollevato sospetti a causa di contatti trovati sul suo telefono di persone vicine ai Fratelli Musulmani e al Movimento 6 Aprile. Chi ha fermato Regeni “ha pensato fosse una spia: chi viene in Egitto a studiare i sindacati?”, hanno sottolineato le fonti.

I Fratelli musulmani egiziani sono stati bollati come organizzazione terroristica dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi nell’estate del 2013. Mentre i leader del Movimento 6 Aprile, protagonista della cacciata di Hosni Mubarak, sono in carcere per le proteste anti-governative di fine 2013 contro la legge che limita le manifestazioni, definita “liberticida” dagli attivisti.

Il New York Times cita poi “diversi testimoni” che raccontano che intorno alle 7 di sera del 25 gennaio due agenti in borghese davano la caccia ad alcuni giovani nelle strade, nelle stesse ore della scomparsa di Regeni. Secondo un ulteriore testimone, i due agenti “hanno fermato l’italiano”. “Uno gli ha perquisito lo zaino, mentre l’altro gli ha controllato il passaporto. Quindi lo hanno portato via”. Uno dei due “era già stato visto nel quartiere in diverse precedenti occasioni, e aveva fatto domande su Regeni”.

Al Cairo intanto il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha sottolineato che nei colloqui con Roma “non viene sollevata una simile illazione o accusa”, ovvero il coinvolgimento di forze di sicurezza egiziane nella morte di Regeni. Il ministro poi ha avvertito: l’Egitto ha un numero “molto alto” di “emigrati in Italia” che, da vittime, “affrontano quotidianamente un’attività criminale”. “Se facessi illazioni che quell’attività criminale è in qualche modo connessa al governo italiano, sarebbe molto difficile condurre relazioni internazionali”.

Proseguono infine le indagini. La perizia medico-legale egiziana sulla morte di Regeni è stata consegnata alla Procura di Giza, che ha deciso di non renderla pubblica, almeno per il momento, a causa del carattere di “segretezza delle indagini sul caso”. Eppure in serata sono arrivate le indiscrezioni della Reuters, che cita una fonte medico-legale non essendo in possesso del documento.

In Italia, il pm Sergio Colaiocco, titolare dell’inchiesta, ha ascoltato la sorella di Giulio, Irene, e un’amica, entrambe nella qualità di persone informate sui fatti. Il Ros e lo Sco avrebbero inoltre acquisito materiale informatico.