Giustizia Usa. Occhio a Facebook: saltano i processi se i giurati postano giudizi on line

CLATSOP, OREGON – Negli Stati Uniti i social network sono stati scoperti come una potente arma, ad uso sia dell’accusa sia della difesa, per bloccare i processi, o evitare che siano bloccati più avanti. Accusa e difesa possono “spulciare”, ad esempio, le pagine Facebook dei giurati, per scoprire se hanno già opinioni sul caso che dovranno giudicare e chiederne eventualmente l’incompatibilità.

Per noi italiani sono sottigliezze. Noi siamo abituati ai processi in diretta tv, a leggere le intercettazioni e i verbali di interrogatorio quasi in diretta. In America, né i vari procuratori distrettuali si azzarderebbero mai a spiattellare nei loro atti preliminari tutto il materiale a disposizione né i giornali si sognerebbero mai di pubblicarli: al centro dell’interesse del processo non c’è “il corso della Giustizia”, ma la tutela dei diritti degli imputati i quali peraltro, possono anche essere rilasciati dopo poche ore dall’arresto ma se condannati si scontano per intero la condanna.

La diffusione dei documenti in mano all’accusa e la pubblicità che viene data in Italia a quei materiali in America, in mano a un buon avvocato, sarebbe un’arma formidabile per invalidare tutto: basta che si possa dimostrare che un giurato si era fatto già un’opinione prima di entrare in aula. Di qui l’attenzione di Procuratori distrettuali e avvocati difensori a quel che scrivono i potenziali giurati nelle loro pagine su Facebook e altri siti simili: meglio scoprirlo prima.

Per questo ha suscitato molta attenzione il caso di Josh Marquis, procuratore generale di Clatsop, nell’Oregon, che ha fatto effettuare delle ricerche sui componenti della giuria che doveva decidere se condannare alla pena di morte un uomo imputato di duplice omicidio, perché nel 1988 avrebbe ucciso una coppia di teenager.

Amber Yearwood, consulente della giuria a San Francisco, ha scoperto che uno dei potenziali giurati aveva postato su Facebook dei commenti sul processo in corso, violando così la legge americana, la quale impedisce ai giurati di rilasciare commenti durante il procedimento giudiziario.Per questo la sua candidatura in giuria è stata sospesa.

Un semplice sospetto di imparzialità ed una banale dichiarazione pubblica emessa durante una fase giudiziaria possono dunque bastare in America ad una revisione del processo stesso.

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