Filantropo o impostore? Greg Mortenson: il K2, i talebani e quel libro da 4 milioni di copie

Pubblicato il 26 Aprile 2011 - 09:31 OLTRE 6 MESI FA

Greg Mortenson (foto LaPresse)

BOZEMAN – Greg Mortenson è un ex alpinista, filantropo, e co-autore di “Tre tazze di tè”, best-seller che ha venduto oltre 4 milioni di copie in oltre 40 paesi. La sua organizzazione benefica, l’Istituto per l’Asia Centrale, si occupa di istruzione in Pakistan e Afghanistan ed è stata finanziata con ben 100mila dollari persino dal presidente americano Barack Obama. I molteplici riconoscimenti vinti per il suo impegno nelle zone più disastrate del mondo lo hanno reso un ambasciatore della pace e della questione femminile. Sospetti sul suo operato, però, iniziano a sorgere nell’opinione pubblica. Se la scorsa settimana è stato il programma dell’emittente americana CBS “60 minutes” a mettere in dubbio alcuni degli episodi più avventurosi che Mortenson ha raccontato della sua esperienza in Asia, alcuni abitanti della regione tribale del Waziristan lo accusano di falsità e vogliono sporgere denuncia contro di lui per diffamazione.

Tutto ha inizio nel 1993, quando Mortenson, appassionato fin da bambino di montagna, ha tentato di scalare il K2, la seconda vetta più alta del mondo. Da allora si è dedicato ad attività umanitarie per promuovere la scolarizzazione di donne e bambini in regioni politicamente molto instabili, fondando il Central Asia Institute. L’organizzazione no-profit, stando alle cifre riportare sul sito internet, ha permesso ad oltre 24mila bambini di ricevere un’educazione scolastica.

I racconti di Mortenson, però, sembrano essere non del tutto veri. O, almeno, paiono essere conditi con buone dosi di sensazionalismo che rendono la sua storia più intrigante. L’ex alpinista, ad esempio, ha rivelato di essersi perso dopo aver tentato di raggiungere la cima del K2. Solo e disidratato, Mortenson vagava nella montagna himalayana quando è stato soccorso e ospitato dagli abitanti di un piccolo villaggio di nome Korphe. Ed è proprio da quell’episodio di generosità che sarebbe nata la sua volontà di dedicarsi agli altri. Peccato però che non sia reale. “E’ una bella storia, ma è una bugia”. Jon Krakauer, alpinista e autore del famoso libro “Into the wild”, è stato uno dei primi sostenitori dell’associazione di Mortenson, con una donazione di oltre 75 mila dollari. Poi però se ne è allontanato perché i fondi erano mal gestiti. “Greg non ha mai parlato dell’esperienza a Korphe fino ad oltre un anno dopo il suo ritorno”.

Il video della CBS, basato su un lavoro investigativo di diversi mesi, contesta anche il presunto rapimento ad opera di talebani di cui Mortenson sarebbe rimasto vittima nelle zone pashtun, lungo la frontiera pachistana-afghana. L’episodio infatti sarebbe inventato “di sana pianta”. In una foto, che l’alpinista ha mostrato a testimonianza della sua storia, l’autore compare circondato da un gruppo armato di “rapitori”. Le virgolette sono d’obbligo perché una di queste persone è Mansur Khan Mahsud, uno studioso locale, che in realtà ha assistito Mortenson nelle sue ricerche nel 1996 nella regione. “Non è stato rapito – ha affermato Mashud alla CBS -. Quelli nella foto sono miei cugini ed alcuni nostri amici”.

Non solo. L’emittente televisiva ha anche indagato sul numero di scuole effettivamente costruite dall’organizzazione no-profit di Mortenson. In questi anni il Central Asia Institute, che ha sede a Bozeman, cittadina di 40mila abitanti del Montana dove vive lo scrittore, ha raccolto donazioni per oltre 60milioni di dollari. Nel 2009, secondo alcuni documenti fiscali, gestiva 54 scuole in Afghanistan per un totale di 28.475 studenti, in gran parte ragazze. La CBS però ha detto di aver visitato almeno trenta di queste scuole, trovandone circa la metà vuote mentre altre, in realtà, erano state costruite da altre associazioni.

Per non parlare della gestione dei fondi raccolti dall’organizzazione benefica. Mortenson è continuamente in viaggio negli Stati Uniti per promuovere il suo “Tre tazze di tè”, che lo ha reso un fenomeno editoriale ma anche un milionario: lo scrittore guadagna ben 30mila dollari per ogni conferenza che tiene. Neanche un centesimo di questi soldi finisce però nelle casse del Central Asia Institute e quindi in beneficienza. Anzi, nei rendiconti finanziari dell’associazione figurano “spese correlate al libro” per oltre 1,7 milioni di dollari. “E’ molto più di quello che ha speso lo scorso anno per il Pakistan”, ha affermato Daniel Borochoff, presidente dell’American Institute of Philanthropy, che ha esaminato i conti dell’organizzazione caritatevole.

Come ha sottolineato l’Economist, Mortenson ha risposto alle accuse della CBS spiegando che la discordanza nei suoi racconti nasce dall’ambiguità della traduzione dal balti, il dialetto tibetano parlato in quella zona, all’inglese. Le rivelazioni dell’emittente Usa, però, stanno mettendo in serio imbarazzo la casa editrice Viking, che nel 2006 ha pubblicato “Tre tazze di tè”, tanto che l’azienda ha dichiarato di voler rivedere il contenuto del libro insieme all’autore. L’ipotesi di aver gonfiato, se non di aver inventato, gli episodi vissuti sul K2 solo per vendere più copie del libro pesano sempre di più sulla reputazione di Mortenson.

La questione, però, è anche giuridica. Un tribunale americano, dopo le dichiarazioni di alcuni abitanti del Waziristan di voler sporgere denuncia per diffamazione contro lo scrittore, ha avviato un’inchiesta sulla gestione dei fondi ricevuti dopo il successo letterario. Mortenson, malato di cuore, è stato sottoposto in questi giorni a un’operazione chirurgica ma ha promesso piena cooperazione con i giudici.