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Al Qaeda: “Colpite le ambasciate Usa”. Yemen e Sudan: “Niente marines”

di Alberto Francavilla |15 Settembre 2012 20:43

Proteste in Egitto (foto Lapresse)

ROMA – Al Qaeda che parla di vendetta e invita a colpire ancora gli americani. Sudan e Yemen che rifiutano i marines a difesa dell’ambasciata. E le proteste di piazza che continuano e si estendono alle comunità islamiche disseminate nel mondo. Situazione ancora tesa a pochi giorni dall’assalto all’ambasciata Usa di Bengasi nella quale morì l’ambasciatore americano Chris Stevens.

Al Qaeda

La branca yemenita dell’organizzazione terroristica ha elogiato l’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens, e ha invitato a compiere altri attacchi per espellere il personale delle ambasciate degli Stati Uniti dai Paesi musulmani. In una dichiarazione pubblicata oggi sui siti militanti islamici, Al Qaeda in Yemen afferma che l’uccisione dell’ambasciatore a Bengasi è stata “il miglior esempio” di tutti gli attacchi alle sedi diplomatiche.

Il Site, sito di base negli Usa che monitora le attività dei gruppi jihadisti sul web, sostiene che la parte di Al Qaeda della penisola araba (Aqma) ha chiesto ai musulmani di continuare le manifestazioni contro il film anti-Islam e di attaccare altre ambasciate Usa in Medio oriente, Africa e Occidente. Oltre il film, l’attacco di Bengasi, sarebbe la vendetta per l’uccisione del numero due del gruppo terroristico, Sheikh Abu Yahya al-Libi.

Yemen

Il Parlamento yemenita ha respinto oggi l’ipotesi di invio di marines Usa da Washington nello Yemen per proteggere l’ambasciata americana contro eventuali assalti di manifestanti furiosi a causa del film anti-islamico. In un comunicato, il Parlamento ha affermato ”il suo no a qualunque forma di presenza straniera” nello Yemen, dichiarando che e’ il governo di Sanaa a dover garantire la protezione delle ambasciate straniere nel Paese.

Sudan

Il Sudan ha respinto la richiesta fatta dagli Stati Uniti di inviare un plotone di marines a Khartoum per proteggere l’ambasciata Usa. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa sudanese Suna, citando il ministro degli Esteri Ali Ahmed Karti. ”Il Sudan e’ in grado di proteggere le missioni diplomatiche a Khartoum e lo Stato e’ impegnato a proteggere i suoi ospiti del corpo diplomatico”.

Il resto del mondo

Gli scontri continuano a scoppiare al Cairo, alle Maldive, in Libano, perfino a Parigi, a Nazareth e Qalansawe. Anche in Australia ci sono stati disordini e arresti: a Sydney diversi agenti e 17 manifestanti sono finiti all’ospedale, otto persone sono state arrestate per aggressione resistenza a pubblico ufficiale. I feriti degli scontri che si susseguono ormai da tre giorni nei diversi paesi del Medio Oriente, sono centinaia, e il bilancio delle vittime in Egitto, Sudan e Tunisia è salito a otto. Solo negli scontri di ieri davanti all’ambasciata americana a Tunisi, sono rimasti uccise quattro persone. Tre delle vittime sono state colpite da armi da fuoco. La quarta, un uomo, non è sopravvissuto dopo essere stato travolto da un automezzo della polizia.

Il Papa e Obama

Il Papa, in visita in Libano, cerca di mettere pace ringraziando l’accoglienza dei musulmani. Benedetto XVI è instancabile: “Islam e cristianesimo possono convivere. In Libano, la Cristianità e l’Islam abitano lo stesso spazio da secoli. Non è raro vedere nella stessa famiglia entrambe le religioni. Se in una stessa famiglia questo è possibile, perché non dovrebbe esserlo a livello dell’intera società?”, ha detto questa mattina durante il suo discorso pronunciato di fronte ai leader religiosi e civili del Paese.

Nello stesso tempo il presidente americano Barack Obama condanna la violenza ma continua a ripetere: “Gli Stati Uniti hanno sempre garantito la libertà di religione”.

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