Caos in Guinea Bissau: golpe militare, premier arrestato, proteste in strada

Josè Americo Na Tchute

Golpe militare in Guinea Bissau, uno dei Paesi più instabili dell’Africa: in una vicenda dai contorni ancora confusi, militari hanno arrestato il primo ministro, Carlos Gomes Junior, oltre al capo di stato maggiore interforze, gen. Josè Zamora Induta e a 40 ufficiali. E mentre i sostenitori del premier scendevano in piazza per chiederne la liberazione, l’uomo incaricato di «gestire la situazione» dai golpisti, l’ex vicecapo di stato maggiore promosso a nuovo capo militare, il generale Antonio Indjai, ha minacciato due volte di far uccidere il premier se le proteste non fossero cessate.

Lo stesso Indjai ha poi dichiarato in serata che il colpo di mano di giovedì 1 aprile nel paese africano è frutto di «un problema puramente militare» e che l’esercito «riafferma il proprio attaccamento e sottomissione al potere politico». Lo ha affermato in un comunicato sottoscritto dal generale e letto dalla radio nazionale per «informare l’opinione pubblica nazionale e internazionale». Intanto è arrivato  dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, un appello ai dirigenti della Guinea Bissau affinchè riescano a «risolvere le controversie in maniera pacifica» e a «mantenere l’ordine costituzionale» dopo il colpo di mano di militari ribelli.

La vicenda, in cui molti aspetti sono ancora da chiarire è iniziata nella mattinata di giovedì con il ritorno del contrammiraglio Josè Americo Bubo Na Tchute, ex comandante della marina militare, che, inseguito dall’accusa di aver organizzato un tentato putsch nel 2008, dallo scorso 28 dicembre era rifugiato nella sede dell’Onu di Bissau. Uscito dall’Onu sotto scorta militare, Na Tchute, nonostant le prime informazioni che parlavano di suo arresto, avrebbe in realtà riguadagnato la sua libertà. «I nostri commilitoni della marina hanno applaudito il ritorno del loro ex comandante» Na Tchute, ha dichiarato nel pomeriggio il nuovo comandante militare, gen. Indjai. Poco dopo il ritorno di Na Tchute è arrivato l’arresto del premier, Gonmes Jr., che a quanto dichiarato da fonti militari vicine ai golpisti, è stato prelevato da soldati nel suo ufficio, portato in una caserma e infine nella sua residenza, dove si suppone sia agli arresti. I militari si sono quindi schierati in punti nevralgici di Bissau e il gen. Ingjai ha promesso che Gomes Jr. sarà «giudicato» per i suoi «crimini».

Nel pomeriggio, dopo che da ore la radio aveva interrotto i programmi e trasmetteva marce militari, il presidente del Paese, Malam Bacai Sanha, che non sembra essere stato coinvolto nella vicenda, ha dichiarato laconicamente: «La situazione è già tornata sotto controllo. C’è stato un contrasto fra militari che si è riversato sul governo civile. Userò la mia influenza per trovare una soluzione pacifica a questo problema fra soldati». Sanha era stato eletto presidente lo scorso luglio dopo che il 2 marzo 2009 i militari avevano ucciso il suo predecessore, Joao Bernardo Vieira, in un blitz nel palazzo presidenziale. Quell’uccisione apparve una vendetta dei militari per l’ uccisione del capo di stato maggiore delle forze armate, morto poche ore prima in un attentato. Il ministro degli esteri francese, Bernard Kouchner ha denunciato il «colpo di stato», esprimendo «preoccupazione», come ha fatto anche l’ex potenza coloniale, il Portogallo.

Paese poverissimo dell’Africa occidentale di soli 1,5 milioni di abitanti, la Guinea Bissau è considerata come uno dei centri di smistamento in Africa del traffico di cocaina proveniente dell’America Latina e diretta verso Europa e Nord America.

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