ROMA – Adolf Hitler ed Eva Braun non si suicidarono insieme nel bunker di Berlino la notte del 25 aprile del 1945: al loro posto vennero uccisi due sosia, e il fuhrer e la sua compagna fuggirono in Argentina, dove vissero fino all’età di 95 anni. E’ la tesi di un ex agente della Cia, Bob Baer, uno dei più importanti nomi dell’intelligence americana.
Baer ha da poco pubblicato una sua personale analisi di 700 documenti dell’Fbi declassificati di recente. Dall’analisi di questi documenti emergerebbe che Hitler ed Eva Braun la notte della caduta fuggirono a piedi attraverso la fitta rete di tunnel sotterranei che collegavano il bunker all’aeroporto di Tempelhof e da lì sarebbero volati prima nell’isola di Tenerife, alle Canarie, e poi in Argentina, per vivere in Patagonia.
L’ipotesi di Baer, che a prima vista potrebbe sembrare poco credibile, è confermata dal giornalista investigativo argentino Abel Basti, che proprio in Italia, alla Fiera del Libro di Torino del 2015, ha presentato un libro che avvalora questa tesi.
Il volume si intitola “Sulle tracce di Hitler” e riporta documenti inediti che avvalorano la tesi di Bear, sostenendo che Hitler fuggì in Argentina, andando a vivere a sud di Bariloche.
Ma non finisce qui. Perché la stessa tesi è confermata anche da un altra figura autorevole: l’ex investigatore delle Nazioni Unite John Cencich, e da Sascha Keil, storico tedesco che è stato uno dei membri principali della Berlin Underworlds Association.
A suffragare l’ipotesi c’è anche un dato scientifico: nel 2009 il cranio conservato per 50 anni al Museo della Guerra di Mosca che si credeva fosse appartenuto a Hitler venne sottoposto al test del Dna che rivelò che era la testa di una donna di nemmeno 40 anni.
(Foto Lapresse)