NEW DELHI – Un commando armato, con ogni evidenza infiltratosi dal Pakistan, ha attaccato una base dell’Aviazione indiana a Pathankot, nello Stato settentrionale di Punjab, impegnando per ben 15 ore le forze di sicurezza in un vasto scontro che si è concluso con un bilancio di nove morti, cinque militanti e tre soldati.
Compiuta a poco più di una settimana da un inaspettato incontro a Lahore fra i premier indiano e pachistano Narendra Modi e Nawaz Sharif, l’operazione terroristica è apparsa agli analisti come un tentativo di contrastare le prove di disgelo in corso fra le due potenze nucleari della regione sud-asiatica.
Commentando in serata l’accaduto, Modi ha sostenuto che si è trattato di “nemici dell’umanità che non possono accettare che l’India si sviluppi, ma le nostre forze di sicurezza hanno impedito loro di avere successo”. Da parte sua il governo di Islamabad ha diffuso un comunicato di condanna dell’attacco in cui assicura che “rimane impegnato nella cooperazione con l’India ed altre Nazioni regionali per sradicare la minaccia del terrorismo che colpisce la regione”.
I guerriglieri, con indosso tute mimetiche militari, sono entrati in azione in piena notte, attorno alle 3,30 locali, riuscendo a penetrare nel primo settore più esterno della base, che si trova a poche decine di chilometri dal confine pachistano, lanciando bombe e sparando all’impazzata. Qui, per impedire che il commando raggiungesse l’area nevralgica dove sono parcheggiati i caccia Mig-21 e gli elicotteri Mi-25 dell’aviazione, gli attaccanti sono stati affrontati da reparti speciali della polizia e dell’esercito che erano in stato di preallarme, giustificato da informazioni ricevute giorni prima dai servizi di intelligence.
Gli ‘007’ avevano infatti saputo che un gruppo terroristico era entrato in India il 30 dicembre a bordo di due auto partite da Bahawalpur, nel Punjab pachistano, e che forse si trattava di elementi del movimento separatista islamico Jaish-e-Mohammed del Maulana Masood Azhar, attivo nel Kashmir e apparentemente sostenuto dai servizi segreti militari pachistani (Isi).
Prima di tentare l’assalto alla base i membri del commando hanno fatto chiamate telefoniche (parlando nei dialetti punjabi e multani), di cui la maggior parte a referenti in Pakistan, ma una alla madre di un militante il quale ha comunicato di essere impegnato in una missione suicida. Ad un certo punto, dopo l’uccisione dei primi tre terroristi, autorevoli fonti della polizia indiana avevano annunciato la fine dell’attacco che però poco dopo, a seguito di nuove esplosioni e di una sparatoria, è ripreso per durare ancora alcune ore fino all’uccisione degli ultimi due militanti.