India. La stampa locale contro i marò

KOCHI, 24 MAR – ''Dichiarazioni pretestuose riportate dalla stampa indiana per alimentare un certo sensazionalismo contro i maro'''. Lo ha detto all'ANSA una fonte italiana che sta seguendo la vicenda giudiziaria a proposito delle accuse di ''atto di terrorismo'' lanciate ieri dal giudice dell'Alta Corte del Kerala. ''Come avvenuto in passato la stampa indiana cerca ogni pretesto a sostegno della tesi colpevolista'' ha aggiunto la fonte precisando di ''non avere sentito la parola ''terrorismo'' durante il dibattito in aula. Secondo quanto riportato dai media locali, il giudice P.S. Gopinathan ha osservato che gli atti dei due maro' ''erano assimilabili a atti di terrorismo'' perche' avvenuti contro pescatori disarmati e senza alcun colpo di avvertimento in base alla denuncia per duplice omicidio presentata dai familiari delle vittime.

Il rilievo del giudice e' avvenuto dopo che l'avvocato dell'armatore V.J. Thomas ha precisato che le azioni dei maro' non potevano essere definite ''terrorismo'' come specificato in una convenzione dell'Organizzazione internazionale marittima (Imo) contro la pirateria internazionale. La convenzione, nota come ''Sua Act'' (Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation, 1988) o anche ''Convenzione Lauro'' (perche' nata in seguito al dirottamento dell'Achille Lauro'' e' stata citata dai rappresentanti del governo del Kerala e dai legali delle famiglie delle vittime per giustificare l'applicabilita' delle leggi indiane in acque internazionali nel ricorso presentato dagli italiani sulla giurisdizione presso la stessa Corte.

In particolare, il ''Sua Act'' definisce il ''terrorismo marittimo'' come dirottamento di una nave, violenza contro le persone che si trovano a bordo o danneggiamento della nave o del suo carico. Secondo l'accusa indiana, nella definizione di ''nave'' rientra anche quello del peschereccio che sarebbe stato ''attaccato'' dalla petroliera Enrica Lexie.

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