India, marò. Polizia invoca legge che prevede la pena di morte

I due marò
I due marò

INDIA, NEW DELHI –  La National Investigation Agency (Nia) “presenterà i capi di imputazione” contro i due maro’ italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre invocando la legge anti pirateria che prevede la pena di morte, ma solo dopo il 3 febbraio quando il governo riferirà alla Corte Suprema. Lo scrive martedi l’agenzia Pti rilanciando l’indiscrezione pubblicata lunedi da un giornale. Citando “fonti ufficiali”, l’agenzia dice che il ministero degli Interni “la scorsa settimana ha autorizzato la Nia a incriminare i due in base al ”Sua Act”. La decisione avrebbe “irritato” il ministero degli Esteri che, secondo il Times of India, “teme un contraccolpo diplomatico”.

Il ”Sua Act”, nato nel 2002 per combattere atti terroristici in acque internazionali, prevede la pena di morte in caso di omicidio. Il ministero degli esteri teme, in caso di utilizzo di questa legge, “un contraccolpo diplomatico” per aver disatteso la garanzia scritta data a Roma lo scorso aprile sull’esclusione della pena capitale nell’incidente che ha coinvolto i due Fucilieri il 15 febbraio 2012.

Il disappunto e’ ancora piu’ forte “per il fatto che il ministero degli Interni ha dato il suo ok il 17 gennaio, dopo che l’Italia ha deciso di rivolgersi alla Corte Suprema per bloccare l’azione della Nia”. Il massimo organo giudiziario indiano ha iniziato l’esame di un ricorso italiano contro l’utilizzo del ”Sua Act” che sarebbe in chiara violazione con quanto stabilito nella sentenza del 18 gennaio che negava la competenza territoriale del Kerala e istituiva un tribunale ad hoc per giudicare il caso in base a una serie di leggi, tra cui non compare la legge contro il terrorismo internazionale marittimo.

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