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India, la storia del sovrano Asaf Jah VII: talmente ricco da usare un diamante da 56 milioni di euro… come fermacarte

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Un diamante (foto Ansa)

ROMA – Talmente ricco da usare un diamante da 56 milioni di euro come fermacarte: era Mir Osman Ali Khan Siddiqi o Asaf Jah VII, il 10° Nizam, sovrano dello stato Hyderabad, India, considerato l’uomo più ricco del mondo, nel 1947 aveva depositato in una banca britannica, a Londra, 1 milione di sterline, corrispondenti agli attuali 39 milioni di euro che l’High Court del Regno Unito ha stabilito debbano andare ai due nipoti più grandi.

Il principe nato nel 1911 e morto nel 1967 era ricco, talmente ricco che quando i topi rosicchiarono 3 milioni di sterline in vecchie banconote nascoste in alcuni bauli nel sotterraneo del Palazzo reale, rimase indifferente. Sembra che avesse così tanti gioielli che le sole perle avrebbero potuto lastricare Piccadilly Circus ma non solo, nella camera da letto aveva pacchetti di carta marrone pieni di smeraldi.

La sua collezione comprendeva il favoloso diamante Jacob, una gemma di 185 carati delle dimensioni di un uovo di struzzo e, presumibilmente, del valore di 56 milioni di euro, che aveva trovato in uno dei vecchi calzini del padre e che utilizzava come fermacarte. La leggendaria dissipazione, la decadenza, la dissolutezza e la grettezza del 10° Nizam di Hyderabad, che salì al potere nel 1911, ora è tornata sotto i riflettori: l’Alta Corte ha stabilito che i due nipoti più grandi hanno diritto alla considerevole somma di 39 milioni di euro che per anni hanno languito in una banca britannica.

Il Nizam, alto 1,68 e fumatore incallito, era certamente un eccentrico, scrive Richard Kay sul Daily Mail raccontando la vita del principe. Visse nel timore di una rivoluzione al punto che nei giardini del Palazzo, dei teloni coprivano dei camion arrugginiti, le ruote ormai sgonfie e che affondavano nel terreno: erano carichi di pietre preziose e lingotti d’oro. I camion dovevano essere sempre pronti nel caso dovesse darsi alla fuga ma poi perse interesse e lasciò che si deteriorassero. Come protezione personale aveva 3000 guardie del corpo nordafricane. Assunse anche 38 persone il cui unico compito era quello di spolverare i lampadari del Palazzo e altre 28 per prendere l’acqua potabile. Molti altri furono impiegati solo per sgusciare le sue noci preferite.

Poco dopo essere diventato il sovrano assoluto di 17 milioni di persone, in un’area grande quanto l’Italia, aveva iniziato a girare nel regno a bordo di una Rolls-Royce, beveva whisky della sua distilleria e dirigeva la sua band jazz quando suonava la canzone preferita, I’m Forever Blowing Bubbles. Si diceva che la sua fortuna ammontasse a 100 milioni di sterline in lingotti d’oro e d’argento e 400 milioni in gioielli, più di 50 miliardi di sterline odierne. Col passare del tempo era diventato avaro e frugale: per 40 anni indossò lo stesso fez sbrindellato, lavorò a maglia i suoi calzini e preferì vestiti strappati e logori che non cambiava per mesi, anche se possedeva un guardaroba lungo poco meno di un chilometro, ricco di sete, broccati, damaschi e mussole. Mangiava in un piatto di latta, fumava sigarette arrotolate a mano e a volte terminava i pasti con una pillola di oppio.

Da anziano, dormiva in una semplice veranda che condivideva con una capra legata. Eppure, nonostante l’austerità, aveva un incredibile appetito sessuale: posizionando telecamere nascoste nei soffitti e nelle pareti della foresteria, aveva assemblato la più grande collezione di immagini pornografiche dell’India, nel corso della sua vita ha probabilmente generato 100 figli con 86 amanti. Quando nel 1934 salpò per la Gran Bretagna noleggiò un intero transatlantico e portò con sé l’intero harem di begum senior – donne di alto livello sociale – oltre a un entourage di 300 persone.

Tuttavia la sua fortuna stava iniziando a subire pressioni: i figli maggiori avuti con le quattro mogli ufficiali avevano accumulato milioni di debiti e i figli delle 42 concubine volevano costringerlo a sostenerli. Il Nizam aveva depositato 1 milione di sterline, all’epoca una somma enorme, presso la Westminster Bank – ora parte di NatWest – a Londra: temeva che i soldi sarebbero stati stanziati dal nuovo governo indiano dopo che nel 1947 gli inglesi si fossero ritirati dal subcontinente. E quei fondi rimasero in banca, accumulando interessi, fino a raggiungere la somma di 35 milioni di sterline odierne.

Per decenni, il denaro è stato oggetto di controversie legali e di innumerevoli rivendicazioni fino a quando la High Court ha stabilito che i nipoti hanno diritto di entrarne in possesso. Il 10° Nizam morì nel 1967 a 80 anni e iniziarono a circolare parecchie storie sulla sua avarizia: si diceva che scrivesse gli inviti a cena su pezzetti di carta strappati da fogli di vecchie lettere. La processione funebre del principe fu una delle più grandi mai viste in India, ma gran parte della sua incredibile ricchezza familiare era ormai stata saccheggiata e dispersa. Ciò che restava passò al nipote del Nizam, che aveva nominato erede dopo aver diseredato il figlio. L’ottavo Nizam emigrò in Australia, dove per molti anni gestì un allevamento di pecore. Ora 84enne, lui e il fratello minore, il principe Muffakhan di 80 anni erediteranno quel che rimane, e non è davvero poco, della fortuna del nonno.

Fonte: Daily Mail.

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