Ior: in arresto il vescovo di Salerno, un ex funzionario dei servizi e un broker

Ior, arrestati un alto prelato, un funzionario dei servizi e un broker: "Truffa"
Ior, arrestati un alto prelato, un funzionario dei servizi e un broker: “Truffa”

ROMA – Un’ingente somma di denaro da far rientrare in Italia dalla Svizzera, un’operazione, poi fallita, in cui i magistrati romani ipotizzano i reati di truffa e corruzione.

Tre arresti nell’ambito dell’inchiesta romana sullo Ior: in manette anche un alto prelato, il vescovo di Salerno Nunzio Scarano, insieme a un funzionario dei Servizi segreti ed un broker finanziario. Scarano era già stato indagato per riciclaggio ai primi di giugno.

Gli altri due arrestati sono Giovanni Maria Zito, sottufficiale dei carabinieri espulso dall’Aisi, il servizio segreto interno, e il broker Giovanni Carinzo.

L’alto prelato, il funzionario dei Servizi segreti ed il broker finanziario sono stati arrestati venerdì mattina da militari del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza. L’indagine – è stato ribadito – nasce come filone autonomo della più ampia inchiesta sullo Ior.

L’Ansa specifica:

La vicenda ruota intorno ad un accordo tra Scarano e Zito finalizzata a far rientrare dalla Svizzera 20 milioni cash di proprietà di alcuni amici del monsignore a bordo di un jet privato. Per questo “servizio”, Zito avrebbe ricevuto 400 mila euro. Monsignor Scarano era stato indagato due settimane fa per riciclaggio di 560mila euro dalla procura di Salerno e ieri era stato sospeso dal suo incarico di responsabile del servizio di contabilità analitica all’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica). In un’intervista alla Città di Salerno, Scarano si è difeso, negando ogni suo coinvolgimento.

L’attività di illecita importazione in Italia, poi fallita, di 20 milioni di euro in contanti dalla Svizzera era ”per conto degli armatori Paolo, Cesare e Maurizio D’Amico”. E’ quanto emerge, afferma la procura di Roma, dalle intercettazioni eseguite nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere tre persone.

L’indagine rappresenta una svolta nell’ambito dei rapporti tra Italia e Vaticano: lo Ior per decenni è stato considerato dalla Chiesa come un fortino inaccessibile alle pur numerose inchieste della magistratura italiana. Fino a oggi è stata molto scarsa la collaborazione con le autorità, ma qualcosa è cambiato con il pontificato di Francesco. Non a caso il 26 giugno scorso il papa argentino ha avviato una commissione cardinalizia per indagare su eventuali irregolarità commesse dalla “Banca di Dio”.

Papa Francesco sembra molto determinato. Nell’aprile scorso aveva dichiarato che lo Ior “è necessario fino a un certo punto”. Nel suo discorso ai dipendenti dello Ior aveva sottolineato che «la Chiesa non è un’organizzazione burocratica» e che «quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici, diventa un po’ burocratica… la Chiesa perde la sua principale sostanza».

Padre Federico LomBardi: “Piena collaborazione”. La Santa Sede ”non ha ancora ricevuto alcuna richiesta sulla questione dalle competenti autorità italiane ma conferma la sua disponibilità a una piena collaborazione’.

Lo Ior è “impegnato nella cooperazione con le autorità competenti”. Lo ha dichiarato all’ANSA un portavoce dell’Istituto. Inoltre, il Consiglio di sovrintendenza dello Ior ha avviato “un’inchiesta interna, in linea con la politica di tolleranza zero promossa dal presidente Ernest Von Freyberg”.

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