ROMA – La banca del Vaticano Ior senza presidente per mesi, intrighi del potere in Curia e storie di corruzione. Gianluigi Nuzzi scrive per Libero che dietro le dimissioni di Papa Benedetto XVI potrebbero esserci i soldi e il potere. Nuzzi, che intervistò l’ex maggiordomo Paolo Gabriele, parla dei “mercanti nel tempio” che il pontefice non avrebbe avuto la forza di cacciare. Benedetto XVI, riporta Nuzzi dalle parole di Gabriele, “non sempre era informato di quanto accadeva in Curia”.
Le figure che si delineano in questo scenario sono diverse. In primis c’è quella del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato in Vaticano, che Joseph Ratzinger non avrebbe mandato via “per paura”:
“Una paura rispetto alla gestione di una Curia finita in stallo: da una parte il cambiamento, le riforme, dall’altra gli interessi opachi, una visione poco ratzingheriana del potere. La consapevolezza che fare un passo indietro avrebbe azzerato cariche e poteri, e che dal nuovo conclave deve uscire una maggioranza solida del 2/3 dei porporati. Una maggioranza che deve aritmeticamente superare i conflitti. Una paura più profonda, sicuramente in Gabriele, visto che questo «è uno Stato, piccolo certo, ma dove puoi fare una strage e uscire impunito», così mi confidò una volta facendo riferimento alla strage delle guardie svizzere del 1998”.
Non solo preoccupazione per la Curia, ma anche per lo Ior. Il Papa ha deciso il nome del prossimo presidente della banca del Vaticano, che è Ernst von Freyberg. Ma perché non lasciare la decisione al prossimo pontefice, scrive Nuzzi:
“Non poteva lasciare la decisione al pontefice che avremo tra un mese, dopo aver atteso tanto? Sulla scrivania c’è un altro fascicolo delicato: la questione della riforma delle contabilità di alcuni enti benéfici. Questione costola della più complessa decisione non più rinviabile di trovare due soluzioni. La prima riguarda la risposta al calo delle offerte, che riducono i margini di azione. La seconda tocca i diversi criteri gestionali che si riscontrano nei bilanci dei singoli istituti, enti che compongono la Chiesa nel mondo.
Altro possibili retroscena per le dimissioni del Papa sarebbero episodi di corruzione legati alla Chiesa, episodi denunciati da Carlo Maria Viganò:
“Ogni tanto emergono dagli angoli del pianeta vicende che vedono dei conti intestati a sacerdoti, suore, prestanomi, snodi essenziali di storie di corruzione, malversazione, truffe e di criminalità finanziaria. Per questo dei blocchi hanno cercato di porre un argine all’indispensabile richiesta di trasparenza che veniva dagli organi di controllo internazionali chiamati a valutare la bontà della banca. Perché non si svuotano invece i cassetti, rispondendo alle richieste di assistenza giudiziaria dei magistrati impegnati in inchieste che toccano la banca? E soprattutto quanti, quali sono i conti scomodi di civili che hanno trovato sacerdoti compiacenti per far custodire nel caveau della banca del Papa i loro denari imbarazzanti?”.
Nuzzi su Libero quotidiano ricostruisce i retroscena delle dimissioni del Papa, indaga le ragioni economiche dietro la rinuncia al pontificato, ragioni che hanno così contribuito, insieme alla mancanza di forse, alla scelta di Benedetto XVI:
“Non è un caso che una delle ultime riunioni prima dell’annuncio delle dimissioni avesse avuto al centro questioni economiche e finanziarie. Fino ai colloqui con esperti di queste vicende, come il cardinale Attilio Nicora – uno dei riformatori, ha portato avanti anche in solitudine la battaglia per la trasparenza – e Jean-Louis Tauran. Vicende che hanno contribuito – a mio avviso – alla sua umile scelta di fare un passo indietro”.