Ior, operazione trasparenza: 1.300 clienti invitati a chiudere i conti

Ior, operazione trasparenza: 1.300 clienti invitati a chiudere i conti (Ansa)
Ior, operazione trasparenza: 1.300 clienti invitati a chiudere i conti (Ansa)

CITTÀ DEL VATICANO – Sono già 1.300 i correntisti dello Ior, Istituto delle Opere di Religione, la banca del Vaticano, che sono stati invitati a chiudere il conto in tempi brevi: entro un mese. È partita così, come spiega Franca Giansoldati sul Messaggero, l’operazione trasparenza iniziata da Benedetto XVI e proseguita con decisione da Papa Francesco sullo Ior, accusato di nascondere soldi di dubbia provenienza e attività di riciclaggio all’ombra di San Pietro.

Al lavoro, da maggio, ci sono 25 specialisti della società americana Promontory Financial Group, affiancati dall’Aif, authority vaticana istituita da Benedetto XVI e rafforzata da Papa Francesco con un Motu Proprio.

Finora sono 1.300, sui quali sono depositati 320 milioni di euro, i conti da chiudere perché

“appartengono a persone o enti che non hanno o non avrebbero più diritto ad avere il conto. Ma per la maggior parte si tratta di conti che non riguardano normali attività attinenti allo Stato della Città del Vaticano. A questi controlli è direttamente interessata pure l’Uif della Banca d’Italia in base ad un accordo di collaborazione con l’Aif”.

Fra quelli che sono stati invitati a chiudere il conto allo Ior c’è anche un pronipote di Pio XII, papa Pacelli, che aveva una piccola somma depositata nella banca vaticana:

“il parente di Pio XII piuttosto incredulo per essere stato depennato nonostante i suoi vincoli di parentela si è subito mosso con discrezione, alquanto incerto sul da farsi. Anche perché quel conto da anni non era mai stato movimentato. Lo aveva avuto in eredità da sua zia, sorella del pontefice, una ex dipendente della Biblioteca Apostolica scomparsa di recente e da allora quel denaro è sempre rimasto lì. La notizia circolata nei Sacri Palazzi ha sollevato subito diversi interrogativi sui rigidi criteri adottati e sul perché persino il consanguineo di un Papa non abbia il diritto a mantenere un conto attivo”.

Lo screening è ancora lungo perché i conti da controllare sono 19.000. Intanto a tutti i correntisti è stata richiesta l’autocertificazione:

“I primi accertamenti per avere un quadro definitivo su tutte le posizioni sono partiti un paio di mesi fa, quando ai correntisti è stato inviato un modulo, accompagnato da una lettera di presentazione firmata dal presidente della banca. Si è trattato di una autocertificazione sulla natura del conto posseduto in grado di circoscrivere l’ambito dell’attività principale svolta, se a livello internazionale oppure limitata allo Stato del Vaticano. Parecchie le informazioni richieste. Nel caso di un conto utilizzato per fare arrivare il denaro all’estero, si chiedeva di specificare brevemente le principali attività e i progetti finanziati, indicando volta per volta i Paesi coinvolti nel trasferimento dei denari. Il modulo include poi una serie di domande alle quali bisognava rispondere apponendo una croce sul si o sul no, a proposito di come è stata costituita e si è alimentata nel tempo la posizione bancaria allo Ior: se con «ricavi immobiliari, eredità, stipendi, pensioni, sussidi statali, investimenti, donazioni, compensi per attività di libera professione, remunerazioni per insegnamento, pubblicazioni o conferenze, attività commerciale (specificare), e altro (specificare)». L’autocertificazione andava inviata e corredata di firma e eventuali pezze d’appoggio dove necessario.

[…] I controlli sono diventati anche preventivi e ogni operazione dei correntisti necessita di una completa esposizione. Allo sportello devono presentarsi ormai con la compilazione di appositi formulari. Esiste un primo modulo per tutte le richieste di giroconto col quale si chiede al cliente la specifica della divisa, l’importo in cifre e in lettere, il fondo di addebito e la denominazione del fondo stesso, seguito dal beneficiario e dal motivo del versamento. Infine firma e data. Un secondo modulo, invece, prende in esame la distinta delle operazioni con la specifica della divisa, il numero delle banconote da versare, il taglio, l’importo e il totale. Lo stesso vale per gli assegni”.

Come ha dichiarato l’attuale presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, “forse prima la trasparenza non rientrava in cima alle prerogative dell’istituto”. Questo spiega perché è così difficile e tortuosa la strada che dovrebbe portare il Vaticano nella “white list”, l’elenco dei Paesi in regola con le norme anti-riciclaggio. Fino a poco tempo fa lo Stato della Chiesa era nella “black list”.

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