Iran/ Comunicazioni controllate grazie a un sistema Nokia-Siemens. La repressione che l’Occidente condanna e le sue industrie favoriscono

Era stato il Wall Street Journal a rivelare, pochi giorni fa, la notizia che il regime di Teheran sarebbe in grado di controllare e censurare le comunicazioni in Iran grazie a sofisticata tecnologia occidentale. La creazione di un “centro di monitoraggio” nella capitale iraniana sarebbe stata possibile grazie all’intervento di una joint venture codiretta dalla tedesca Siemens e dalla finlandese Nokia.

Le rivelazioni sulla complicità di importanti gruppi industriali europei nella attività censorie del regime persiano hanno fatto salire la protesta nella società civile degli internauti. Immediatamente, una campagna di boicottaggio è stata lanciata da gruppi di protesta e singoli utenti. I vertici delle società coinvolte si sono affrettati a chiarire la loro posizione nella vicenda. L’azienda ha precisato che il sistema venduto a Teheran è a norma di legge nei paesi occidentali e permette “intercettazioni telefoniche legali”. A detta dei legali di Siemens-Nokia, la censura di Internet non sarebbe imputabile a questo prodotto.

Le precisazioni del colosso tecnologico non sono però servite a placare l’indignazione di una parte dell’opinione pubblica. Perchè d’altra parte, proprio in questi giorni sta venendo fuori il ruolo attivo di diversi governi e industrie occidentali nel consolidamento dell’apparato repressivo del governo iraniano. Tutti, insomma, disposti a scendere a patti col diavolo pur di avere una fetta di appalti. Anche l’Italia, secondo un articolo del Corriere avrebbe fornito qualche meraviglia elettronica alla Vevak, la celebre polizia segreta degli Ayatollah.  Una collaborazione che, pare, è stata favorita dalla presenza delle truppe militari nella regione, in Libano, Afghanistan e Iraq.

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