Iran: morto un giornalista detenuto

TEHERAN – Un noto giornalista e attivista dell'opposizione iraniana, Reza Hoda Saber, è morto per una crisi cardiaca dopo dieci giorni di sciopero della fame in carcere, mentre la polizia è intervenuta a Teheran per disperdere un raduno di protesta nel secondo anniversario della contestata rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, secondo quanto riferito da fonti dell'opposizione.

Gli agenti anti-sommossa, scrive il sito Kaleme, hanno caricato e disperso dimostranti che cercavano di radunarsi sul Viale Vali Asr vicino al Parco Sai, nel centro della capitale, in risposta ad un appello lanciato dai siti dell'opposizione. Per prevenire manifestazioni, la polizia e miliziani islamici Basiji erano stati schierati in forze nei punti strategici della città.

Nessun appello questa volta e' arrivato dai due leader dell'opposizione, Mir Hossein Mussavi e Ali Karrubi, che da quattro mesi sono agli arresti domiciliari, dopo aver indetto il 14 febbraio scorso una manifestazione che ha visto la partecipazione di migliaia di persone. Hoda-Saber, che era rinchiuso nel carcere di Evin a Teheran, aveva cominciato il 2 giugno scorso uno sciopero della fame in segno di protesta per la morte, avvenuta il giorno prima in scontri con la polizia, di Haleh Sahabi, figlia di Ezatollah Sahabi, un dissidente leader di un piccolo movimento nazionalista religioso al quale apparteneva anche il giornalista. Gli incidenti erano avvenuti nel corso dei funerali dello stesso Ezatollah Sahabi. Da venerdi', secondo quanto ha reso noto il sito dell'opposizione Kaleme, il giornalista, che aveva 50 anni, e' stato trasferito con forti dolori al torace all'ospedale Modarres, dove pero' gli sforzi dei medici non sono serviti a salvargli la vita.

Kaleme ha detto che un altro detenuto, Amir Khosrow Dalirsani, ha cominciato a digiunare con Hoda Saber nello stesso giorno, ma non ha fornito alcuna notizia sulle sue condizioni di salute. Hoda-Saber era in carcere da due anni, essendo stato arrestato nel giugno del 2009 durante le grandi manifestazioni dell'opposizione seguite alle presidenziali, che secondo il fronte antigovernativo erano state viziate da pesanti brogli. Le proteste furono stroncate con un bilancio di decine di morti e migliaia di arresti. Tra questi, diverse decine di giornalisti, alcuni dei quali condannati a pesanti pene detentive.

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