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Iraq: “Al Baghdadi è ancora vivo”

di Gianluca Pace |18 Luglio 2017 8:47

Iraq: "Al Baghdadi è ancora vivo"

Iraq: “Al Baghdadi è ancora vivo”

ROMA – Al Baghdadi è ancora vivo. Almeno secondo quanto riferisce una fonte al ministero degli esteri iracheno, citato nelle ultime ore dalla tv al Arabiya. L’emittente saudita cita Abu Ali al Basri, alto responsabile per la sicurezza e l’anti-terrorismo presso il ministero, secondo cui Baghdadi è ancora vivo ed è rifugiato a Raqqa, roccaforte dell’Isis nel nord della Siria.

Baghdadi era stato dato più volte per morto o ferito negli ultimi anni, ma le notizie non sono mai state confermate. L’ultimo annuncio di questo tipo era stato fatto dalla Russia il 16 giugno scorso, quando Mosca aveva affermato di avere forse ucciso il capo dell’Isis in un raid a sud di Raqqa il 28 di maggio.

Le stesse autorità russe avevano però ammesso di non avere le prove di quanto affermato. E anche la Coalizione anti-Isis a guida Usa aveva dichiarato di non poter confermare la notizia. Eppure qualche giorno fa i media dell’Isis avevano di fatto confermato la morte del leader con un comunicato – la cui autenticità non è però mai stata confermata – in cui si annunciava a breve la nomina di un successore.

Anche l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), organizzazione basata in Gran Bretagna ma che si avvale di una fitta rete di ricercatori e attivisti in Siria, aveva dato conferma della morte di Baghdadi, citando fonti proprie nella regione siriana di Dayr az Zor, al confine con l’Iraq. In questo contesto, sempre la tv saudita al Arabiya aveva nei giorni scorsi fatto nome e cognome dell’ipotetico nuovo leader dello ‘Stato islamico’: Jalaluddin at Tunisi, tunisino con passaporto francese e indicato come “attuale capo Isis in Libia”.

Per al Arabiya, at Tunisi “è il più qualificato tra i pochi leader rimasti prendere il posto di Baghdadi”. Il 31enne at Tunisi, al secolo Muhammad ben Salem Ayuni, era emigrato in Francia con i genitori quando non aveva nemmeno dieci anni. Prima di tornare in Tunisia aveva ottenuto la cittadinanza francese. Dopo il 2011 – affermava al Arabiya – si era recato in Siria e nel 2014 si era arruolato nelle file dei combattenti jihadisti, divenendo un braccio destro di Baghdadi. A gettare acqua sul fuoco sulle notizie della morte di Baghdadi ci avevano pensato, ancora una volta gli Usa. Tramite il capo del Pentagono, gli Usa ribadivano di non avere le prove per confermare la morte del leader jihadista.

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