ROMA – ”Siamo in contatto con molte delle donne e delle ragazze yazide rapite le scorse settimane dai miliziani dello Stato islamico, ci chiamano appena possono, di nascosto dagli islamisti, e ci raccontano l’orrore di cui sono vittime. Saranno sei o settecento, e ogni volta ci chiedono di far bombardare il luogo dove sono rinchiuse. Preferiscono morire che essere stuprate tutte le sere dalle bande del califfato”.
Lo afferma la deputata yazida Vian Dakhil in un’intervista a Repubblica in cui racconta anche che ”sulle montagne di Sinjar ci sono ancora cinquecento persone, per lo più anziani, disabili o donne incinte, e sono tutte troppo stanche per affrontare l’impervio sentiero che li porterebbe a valle e da là verso i campi profughi nel nord del Kurdistan”.
Il numero delle vittime ”è difficile stabilirlo, perchè di molti yazidi non abbiamo più notizie, ma non sappiamo se sono stati uccisi o solamente fatti prigionieri. Ma dopo l’eccidio di Dokho, i morti ammazzati dovrebbero essere circa duemila”, dice Dakhil.
”Fa parte del loro credo odiarci, perchè ci vedono come ‘apostati’ e perchè sono i loro imam a incitarli all’odio nei nostri confronti. Lo fanno con le fatwa che diffondono in rete. Sono loro che li autorizzano a ucciderci, a depredarci, a stuprare le nostre donne e a rapire i nostri bambini per farne dei ‘musulmani”’.
I commenti sono chiusi.