Cisgiordania, Hamas rivendica l’uccisione di 4 israeliani: sangue sui negoziati di pace

Quattro israeliani – fra cui una donna incinta – sono stati uccisi stasera da attentatori palestinesi presso Hebron (Cisgiordania) nel più grave attentato terroristico degli ultimi due anni. L’attacco è stato concepito per lanciare un preciso messaggio in vista dell’imminente ripresa di negoziati di pace israelo-palestinesi a Washington.

Hamas ha rivendicato la paternità dell’attentato con messaggi di giubilo lanciati a Gaza dai minareti di alcune moschee. In seguito miliziani di Hamas sono scesi nelle strade di Gaza e hanno detto alla popolazione che l’attentato è stato condotto dal braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam.

Mentre un’ automobile israeliana in transito presso il villaggio di Bani Naim (Hebron) veniva crivellata di colpi, il presidente dell’Anp (Autorità nazionale palestinese) Abu Mazen (Mahmud Abbas) era impegnato a Washington in un colloquio con il segretario di Stato Hillary Clinton, e il premier israeliano Benyamin Netanyahu era in volo verso gli Stati Uniti, immerso negli ultimi preparativi in vista delle trattative.

”Gli attentatori pagheranno un duro prezzo”, ha minacciato il ministro della difesa Ehud Barak. La dinamica dell’agguato è stata feroce, secondo la squadra medica giunta per prima sul luogo dell’incidente. Dopo aver bloccato l’automobile israeliana con una prima sventagliata di colpi, gli attentatori hanno estratto i passeggeri – due giovani uomini e due donne – e li hanno uccisi sparando a bruciapelo. Sul terreno sono stati trovate decine di bossoli. I soccorritori non hanno potuto che confermare la morte dei coloni sul posto.

Pochi minuti dopo la diffusione delle prime notizie sull’ attentato un anonimo portavoce della Brigate dei martiri di al-Aqsa (al-Fatah) ne ha rivendicata la paternità: ma sulla autenticità’ di questo messaggio restano dubbi.

L’agguato, hanno aggiunto, conferma che i palestinesi non hanno fiducia nella politica negoziale di Abu Mazen mentre restano determinati a proseguire la lotta armata ad oltranza. La sensazione che l’attentato possa essere stato ispirato da Hamas (che all’inizio del mese ha lanciato dal Sinai diversi razzi verso Eilat e Aqaba, sul Mar Rosso) è stata condivisa anche dai servizi di sicurezza dell’Anp i quali collaborano con le forze armate israeliane nella ricerca degli attentatori. In serata si è appreso che il villaggio di Bani Naim è stato posto sotto coprifuoco e che forze israeliane sembrano in procinto ad entrare nel settore palestinese di Hebron.

Fra i coloni della zona la collera è molto forte. Alcune settimane fa, ricordano, nella stessa località attentatori palestinesi hanno teso un agguato analogo, uccidendo un agente di polizia. La graduale rimozione dei posti di blocco militari (nel contesto della politica di distensione nei confronti dell’Anp) facilita l’organizzazione di agguati mortali sulle principali arterie della Cisgiordania, notano i coloni della zona. Esponenti politici nazionalisti hanno dunque indirizzato aspri attacchi nei confronti di Netanyahu accusandolo di essere politicamente ”corresponsabile” dell’attentato odierno. Sul terreno, l’esercito israeliano cerca intanto di mantenere l’ordine e di impedire a facinorosi ebrei di attaccare villaggi palestinesi.

“Il terrore non deciderà i confini d’Israele”,  ha  subito commentato da Washington il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. Il leader israeliano si trova negli Usa per partecipare nei prossimi giorni alla ripresa dei negoziati di pace sul Medio Oriente.

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