Isis, lasciò morire di sete in Iraq una bambina yazida: foreign fighter tedesca rischia l’ergastolo

Isis, lasciò morire di sete in Iraq una bambina yazida: foreign fighter tedesca rischia l’ergastolo

MONACO – Ha lasciato morire di sete sotto il sole dell’estate irachena una bambina yazida di 5 anni, dopo averla fatta incatenare perché aveva fatto la pipì nel letto. Questa l’accusa nei confronti di Jennifer W., una giovane donna tedesca di 28 anni, musulmana da quando ne aveva 17 ed unitasi all’Isis nel 2014. 

La donna è comparsa in un’aula del tribunale distrettuale di Monaco di Baviera martedì 9 aprile, nell’ambito del processo che la vede accusata di omicidio, omissione di soccorso, partecipazione ad un’organizzazione terroristica e crimini di guerra, il primo processo incentrato sui crimini internazionali commessi dall‘Isis contro la minoranza yazida.

Perché proprio yazida era la bimba lasciata morire da Jennifer, il cui marito aveva comprato come schiave la piccola e la madre. Proprio l’uomo aveva incatenato la bimba per punizione. E la moglie, “benché avesse riconosciuto che alla bambina mancavano liquidi e che sarebbe morta, non le ha dato da bere né le ha tolto le manette”, ha detto il procuratore.

L’imputata, originaria della Bassa Sassonia, si è presentata in tribunale in giacca e pantaloni blu scuro, camicia bianca e capelli legati in una treccia, con il volto nascosto dietro una cartellina.

Jennifer faceva parte della cosiddetta “polizia dei costumi” che, armata, pattugliava il territorio per controllare che le donne applicassero con il necessario rigore le norme di comportamento dell’autoproclamato Califfato. Lo ha ammesso lei stessa in una conversazione registrata da un’infiltrato della polizia.

Nel 2016 la donna era tornata in Germania dove ha avuto una bambina e si stava preparando a tornare in Iraq quando è stata arrestata nel 2018. La sua posizione processuale si è complicata nel momento in cui è emersa, più di recente, la testimonianza della madre della bambina, sopravvissuta alla guerra.

Le sue dichiarazioni potrebbero essere l’elemento chiave per confermare le accuse e aprire per Jennifer le porte del carcere a vita. La madre della piccola ora si trova in località protetta in Germania, si è costituita parte civile e sarà rappresentata da tre studi di avvocati, tra cui quello londinese di Amal Clooney, moglie dell’attore George Clooney, che assiste diverse donne yazide vittime dell’Isis. (Fonte: Ansa)

 

 

Gestione cookie