Isis fabbrica martiri a loro insaputa: bomba nella valigia del fratello ignaro di tutto

Isis fabbrica martiri a loro insaputa: bomba nella valigia del fratello ignaro di tutto
Isis fabbrica martiri a loro insaputa: bomba nella valigia del fratello ignaro di tutto

SYDNEY – Si è ritrovato una bomba in valigia e così all’arrivo in Australia un uomo è diventato un martire a sua insaputa per la causa dell’Isis. A mettere l’ordigno esplosivo nella sua valigia infatti era stato il fratello, che voleva far esplodere un aereo diretto negli Emirati. Lo Stato islamico fabbrica così ora martiri a loro insaputa, con il fratello ignaro di quel che l’altro voleva portare a termine: una missione suicida e senza ritorno.

Guido Olimpio sul Corriere della Sera scrive che iniziano ad emergere dettagli raccapriccianti sul piano terroristico dell’Isis per distruggere un jet che lavora tra Australia ed Emirati. Il piano prevedeva che i due fratelli di origine libanese salissero su quel volo con un pacco in valigia, spedito dalla Siria con un volo cargo turco. Un pacco tutt’altro che innocuo, anzi pieno di esplosivo, ma che è stato intercettato dalle autorità:

“Il 15 luglio Khaled Kayat, 49 anni, accompagna all’aeroporto il fratello che deve raggiungere Dubai con un volo Etihad e gli consegna un bagaglio che deve andare nella stiva. Nel borsone è nascosto un ordigno che ha costruito grazie alle istruzioni ricevute via web da un alto dirigente Isis in Siria. La fazione gli ha anche fatto avere alcune componenti, compreso l’elemento principale: l’esplosivo.

Khaled – secondo le autorità – non ha svelato le sue intenzioni al fratello e non gli ha detto che nella valigia c’è un ordigno. Voleva usarlo come attentatore inconsapevole? Nulla di inedito, il modus operandi è stato impiegato dai palestinesi negli anni 70-80. Per ragioni non chiarite Kayat rinuncia, quindi lascia lo scalo portandosi via il bagaglio. Forse ha avuto paura o qualcosa non ha funzionato. Suo fratello, invece, si imbarca senza problemi. A questo punto la micro-cellula idea una manovra alternativa”.

Parte allora il piano per la costruzione di un nuovo ordigno, che sia in grado di sprigionare gas tossico velenoso nel jet in volo:

“I due sono diretti in modo remoto dallo Stato Islamico, una tattica ormai consolidata ed emersa in numerose inchieste dalla Germania alla Francia. I referenti rischiano poco, si limitano a guidare, assistere e, nel caso, a fornire un supporto. Tutto ricade sulle spalle dei seguaci. E’ chiaro che il punto debole del network è rappresentato dalle comunicazioni che, per quanto criptate, possono essere oggetto di indagini. Ed è quello che accade. Sembra che i servizi inglesi abbiano captato le conversazioni tra l’uomo dell’Isis in Siria e i due in Australia. A quel punto la polizia australiana, imbeccata da Londra, ha compiuto gli arresti”.

A sventare l’attacco i servizi antiterrorismo australiani e quelli inglesi, che hanno dato la soffiata ai colleghi di Sydney, che dovrà spiegare come è stato possibile che l’esplosivo arrivasse in un semplice pacco dalla Siria con il volo cargo:

“Un buco nella rete di sicurezza non da poco, che peraltro era già stato paventato in passato: non sempre questo tipi di voli hanno controlli adeguati. Per parte sua la compagnia Etihad, che poteva essere vittima dell’azione criminale, ha collaborato con la polizia australiana. «La sicurezza dei nostri passeggeri e del personale rimane la priorità assoluta – ha precisato la società in un comunicato -. Lavorando a stretto contatto con le autorità competenti in ogni paese, la compagnia aerea nazionale degli Emirati Arabi Uniti implementa le misure più restrittive lungo tutta la linea operativa a livello globale»”.

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