Isis, lotta comincia dal web: intelligence cerca jihadisti tra Youtube e Twitter

Isis, lotta comincia dal web: intelligence cerca jihadisti tra Youtube e Twitter
Isis, lotta comincia dal web: intelligence cerca jihadisti tra Youtube e Twitter

ROMA – La lotta ai jihadisti dell’Isis passa da YouTube e Twitter. L’intelligence che dà la caccia ai terroristi sul web,dove inizia la vera lotta, tra reclutatori e aspiranti jihadisti che dall’Occidente si spostano in Siria e in Iraq per aderire alla causa dell’Isis.

I video degli infedeli decapitati, siano essi reporter e giornalisti oppure sospette spie egiziane. I video dei bambini che “giocano” al terrorista, pronti ad imparare la decapitazione con una bambola in una mano e coltello nell’altra. Queste le tracce di propaganda che le intelligence seguiranno.

Guido Olimpio sul Corriere della Sera spiega che i seguaci dell’Isis:

“Usano la rete per la propaganda, per documentare le operazioni e anche per intimorire gli avversari postando foto truculente. Teste mozzate, esecuzioni di massa, volti di prigionieri in preda al terrore. Insieme a questo però ci possono anche essere delle notizie utili all’intelligence. Molti volontari occidentali finiti in Siria sono abbastanza puntuali nel raccontare quello che fanno. Il jihadista americano Douglas McCain, ucciso pochi giorni fa in battaglia, ha tracciato sul web un «sentiero» interessante. Magari non ci sono segreti, però frammenti che aiutano a comporre il quadro”.

Il percorso degli aspiranti jihadisti inizia dal web:

“Scoprono la «causa» guardando video, leggendo articoli. Cresce la febbre, vogliono partecipare. Un processo già visto negli anni ‘90 con il qaedismo. Allora c’erano le videocassette che mostravano i combattimenti e i martiri della Jihad. Oggi, nell’epoca di Youtube, tutto è più rapido. Anche se poi serve sempre un aggancio che permetta all’aspirante mujahed di entrare nel cerchio”.

E proprio sul percorso online che porta l’aspirante jihadista dal web alla lotta armata in Siria si concentrano le intelligence:

“C’è modo di monitorare e anche di infiltrare elementi. Viene anche da pensare sul ruolo di alcuni imam (o presunti tali), molto ciarlieri, che minacciano e si presentano in pubblico come «membri dell’Isis». Un po’ troppo in vista per essere parte di un’organizzazione con tanti avversari”.

Un pericolo, quello degli infiltrati, che è molto sentito dall’Isis, pronta a giustiziare tutti i sospettati di tradimento:

“Ubaida al Magribi, responsabile del controspionaggio avrebbe pagato con la vita la collaborazione con il nemico o un semplice errore. La previsione è che altri potrebbero fare la stessa fine. E’ inevitabile. Quando un’organizzazione cresce, i suoi ranghi diventano meno compatti. Si aprono varchi, non tutti sono «provati», certi rapporti di fedeltà possono essere meno solidi. E’ su questo che punta l’intelligence, pur sapendo che la lotta sarà lunga”.

Gestione cookie