I miliziani dell'Isis (foto Ansa) I miliziani dell'Isis (foto Ansa)

Isis, l’allarme dei servizi: “foreign fighters” ora ritornano in Europa

I miliziani dell'Isis (foto Ansa)
I miliziani dell’Isis (foto Ansa)

DAMASCO, SIRIA – Migliaia di militanti Isis, arruolati nello Stato Islamico come “foreign fighters” sono sfuggiti al massacro in Siri e si stanno riposizionando per fare danno altrove. In Italia ne sarebbero già entrati 50.
I servizi segreti europei e americani sono in allarme, rivela il New York Times. L’allarme è da codice rosso. Sono miliziani forgiati dalle battaglie, alcuni addestrati in armi chimiche. Stanno pagando ai contrabbandieri decine di migliaia di dollari per condurli oltre il confine con la Turchia, con l’obiettivo finale di rientrare in patria, nei paesi europei. Molti sono infiltrati nelle file dei clandestini, finti profughi e richiedenti asilo, in attesa di nuovi ordini.

The Guardian ha riferito che nell’ultimo anno, l’Interpol ha identificato 50 foreign fighters entrati in Italia attraverso la Libia sulla scia dei migranti, apparentemente pronti a lanciare nuovi attacchi in Europa. L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, Frontex, ha lanciato una nuova operazione denominata Temi, dal nome della dea greca dell’ordine, della giustizia e del diritto, che prevede un “maggiore rafforzamento delle forze dell’ordine”.
“Per prevenire i gruppi criminali che cercano di entrare nella UE inosservati, abbiamo bisogno di essere meglio equipaggiati”, ha dichiarato il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri. “E’ fondamentale per la sicurezza interna dell’Unione europea”.

A parte la brutta figura degli Stati maggiori americani, che avevano vantato l’annientamento dell’esercito islamico, molti combattenti scappano senza restrizioni a sud e a ovest attraverso le linee dell’esercito siriano, alcuni sono andati a nascondersi vicino a Damasco, capitale siriana, e a nord-ovest del Paese, in attesa di ordini inviati dai leader degli ribelli sui canali di comunicazione criptati. Altri stanno scappando nella sezione di Al-Qaeda in Siria.
Le preoccupanti analisi arrivano nonostante lo sforzo concertato per accerchiare e “annientare” i combattenti dello Stato islamico a Raqqa, capitale autoproclamata del gruppo, caduta in autunno, e inseguire altri ribelli fuggiti a sud, nella valle dell’Eufrate, verso il confine con l’Iraq, come ha sostenuto il segretario alla Difesa, Jim Mattis.

“I combattenti ISIS stanno scappando dalla Siria e dall’Iraq”, ha dichiarato a Washington il segretario per la sicurezza nazionale, Kirstjen Nielsen. “I jihadisti si stanno dando alla clandestinità, disperdendosi verso altri rifugi sicuri, anche su internet, e tornando ai Paesi d’origine”.
Il Gen. Paul J. Selva, vice presidente del Joint Chiefs of Staff, di recente ha detto ai giornalisti che la restante leadership dello Stato islamico, anche se in fuga, aveva ancora comunicazioni “abbastanza solide” con la rete di combattenti ora fuggiasca.
Agenti militari e dell’intelligence americani sostengono che il gruppo è ancora in grado di motivare e consentire ai seguaci di effettuare attacchi.
Gli analisti dicono di vedere anche i segnali che i combattenti dello Stato Islamico stanno adottando tattiche di guerriglia per terrorizzare i civili.
“Il gruppo si sta trasformando in un’organizzazione clandestina che attribuisce maggiore importanza alle tattiche asimmetriche, ad esempio gli attentati suicidi contro bersagli facili in aree protette dal governo come Baghdad”, ha affermato Otso Iho, capo analista al Jane’s Terrorism and Insurgency Center di IHS Markit di Londra.
Iho ha citato un attacco di due attentatori suicidi a Baghdad, il mese scorso, in cui sono morte circa 48 persone e 90 sono rimaste ferite.  L’attacco è avvenuto in una trafficata piazza di Baghdad dove gli operai si radunano per cercare lavoro.
Le stime su quanti combattenti possano essere scappati nei deserti della Siria o Iraq, e altrove, sono difficili da definire, ma gli analisti americani e altri analisti dell’antiterrorismo e dell’Occidente con accesso alle stime top secret, indicano il numero in migliaia. Molti sono in viaggio con coniugi e figli che potrebbero essere stati radicalizzati nel corso di più di tre anni di controllo dello Stato islamico della regione e potrebbero comportare rischi per la sicurezza, sostengono gli analisti.
Negli ultimi 4 anni, circa 40.000 combattenti provenienti da più di 120 Paesi sono stati impiegati nelle battaglie in Siria e in Iraq, dicono gli americani e altri agenti occidentali. Migliaia di persone sono morte sul campo ma al contempo molte altre migliaia probabilmente sono sopravvissute per andarsene a combattere nei conflitti in Libia, Yemen o nelle Filippine, o si sono nascoste in paesi come la Turchia.
Dei più di 5.000 europei che si sono uniti a queste fila, ben 1.500 sono tornati a casa, tra cui molte donne e bambini, la maggior parte degli altri sono morti o stanno ancora combattendo, secondo Gilles de Kerchove,  coordinatore dell’antiterrorismo dell’Unione Europea.
“L’idea che i foreign fighters che hanno partecipato a questa battaglia per oltre due anni, lascino tranquillamente la Siria e tornino al loro lavoro come negozianti a Parigi, a Bruxelles, a Copenaghen, è ridicola”, ha detto il Gen. Selva.
Le nuove valutazioni, sostenute da report di analisti e contrabbandieri nella regione, indicano che i combattenti dello Stato islamico stanno fuggendo verso zone più ospitali della Siria e dell’Iraq, o verso Paesi terzi dove rimanere nascosti.
Il governo e gli analisti indipendenti in Siria e a Washington, incluso l’Institute for the Study of War, hanno affermato che c’è stato un fiorente commercio con i combattenti dello Stato islamico mirato a oltrepassare clandestinamente il confine in Turchia, dove gli agenti dell’intelligence ritengono siano collegati a cellule clandestine.
Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, con sede in Gran Bretagna, gli alti funzionari dello Stato islamico di Raqqa e Deir al-Zour, nella Valle dell’Eufrate, per un passaggio sicuro in Turchia hanno pagato tangenti da 20.000 a 30.000 dollari.
“Ho portato circa 50 combattenti dell’ISIS in Turchia”, ha detto Abu Omar, un passatore tra la Siria e la Turchia, aggiungendo che erano un mix di combattenti siriani e stranieri, spesso camuffati con abiti femminili per eludere le pattuglie turche di confine.
Abu Omar ha aggiunto che il numero di combattenti e leader in fuga dallo Stato islamico, compresi molti stranieri, è cresciuto durante l’estate, quando è iniziata l’offensiva degli americani contro Raqqa.
“Quando li ho visti sono rimasto scioccato”, ha scritto in un messaggio su WhatsApp. “Indossavano vestiti alla moda, jeans classici con molte collane, cercavano di camuffarsi il più possibile. Hanno nascosto i passaporti nei loro stivali. Erano completamente rasati; non potresti mai immaginare che facciano parte dell’ISIS. Non parlavano arabo, soltanto poche parole”.

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