Islam nero, minaccia che avanza: cristiani nel mirino

ROMA – L’Islam nero “avanza, penetra, si insinua”, e lo fa con le autobombe di Kampala e Nouakchott (in Uganda e Kampala), con la privatizzazione delle scuole  in Niger, che rendono di fatto impossibile alla maggior parte della popolazione mandare i propri figli alle scuole normali, e così molti, per dare un’istruzione ai propri figli, li mandano nelle scuole coraniche.

Come ricorda Domenico Quirico sulla Stampa, all’inizio degli anni Ottanta fu proprio un maestro di scuola coranica, Muhamadu Marwa, a proclamare una repubblica islamica a Kano, nel Nord della Nigeria. Adesso quelle stesse terre sono “infuedate” dai Boko Haram, setta religiosa fondamentalista islamica il cui nome letteralmente significa “l’educazione occidentale è un peccato”. E difatti in Nigeria è in vigore la sharia.

In tutto il Sahel, cioè la fascia africana che comprende i Paesi più poveri del continente (Senegal, Mauritania, Mali,, Burkina Faso, Niger, ciad, Sudan, Eritrea e parte di Alogeria e Camerun), si propaga l’appello alla moralizzazione della vita pubblica, che fa presa soprattutto sulle masse senza soldi e si traduce nella rivendicazione di Stati islamici, instaurando la sharia.

Scrive Quirico: “L’Islam seduce anche con il denaro, la carità, le scuole coraniche, le moschee nuove di zecca, i centri che distribuiscono cibo e aiuti. Aggioga con il terrore, e con la forza della fede, il ricatto della necessità, la tentazione dell’ordine e della sopravvivenza. Gli africani diventano musulmani per disperazione odio seduzione speranza, seguono i profeti armati salafiti, ma anche le soavi promesse di pace dei marabutti. L’Islam nero: minaccia, ma anche travolgente tentazione della spiritualità, per il riconoscibile dolore di ogni giorno, la vita come sappiamo viene sofferta e vissuta. Si impone attraverso un nuovo sincretismo, nato dall’andirivieni degli emigranti, e dei loro figli, tra i quartieri sensibili delle città europee e i villaggi più disgraziati della brousse, della savana, del deserto. Modernizzazione islamista da un lato (sì, non è un paradosso), e riscoperta delle radici dall’altro, sono il filo e l’ordito di un nuovo inedito tessuto identitario”.

Tutta questa situazione, scrive Quirico, è stata sottovalutata dall’Occidente: “gli oppone ascari locali, corrotti e incapaci, si batte per procura, pagando vilmente etiopici e kenioti”.

 

Gestione cookie