Israele, il tribunale: “La morte dell’attivista Rachel Corrie fu un incidente”

Cindy e Craig Corrie (Foto Lapresse)

GERUSALEMME – Rachel Corrie, l’attivista filo-palestinese schiacciata da una ruspa militare israeliana, è morta per “un incidente”. Ad archiviare così la fine della giovane americana è stato il giudice Oded Gershon del tribunale di Haifa, in Israele.

La sentenza ha anche stabilito che l’inchiesta svolta dalla polizia militare dopo la morte di Rachel, nel marzo del 2003, è stata condotta “regolarmente”. E’ stata così respinta la richiesta di un dollaro di risarcimento simbolico fatta dai genitori della ragazza americana.

La madre della ragazza, Cindy, e il padre, Craig, ex veterano della guerra del Vietnam, erano presenti in Tribunale durante la lettura della sentenza. Cindy Corrie ha criticato la decisione, e si è detta ”profondamente rattristata e scossa”. E’ – ha detto – ”un giorno triste non solo per la nostra famiglia, ma anche per i diritti umani, per la legge e per lo stato di Israele”.

Per il giudice Gershon Rachel Corrie si è ”messa in una situazione pericolosa” (si trovava presso la linea di confine fra la Striscia di Gaza e l’Egitto, dove da mesi infuriava l’intifada) restando davanti al mezzo in un luogo già proclamato ‘zona militare chiusa’.

”Il conducente del mezzo non poteva vederla”, sostiene il giudice. Di fronte al pericolo, Rachel non si allontanò ”come ogni persona ragionevole avrebbe fatto”. Un incidente dunque, ha concluso il giudice, da lei provocato.

Anche l’esercito israeliano aveva escluso ogni responsabilità per la morte della ragazza, chiudendo l’inchiesta nello stesso 2003.

Alla ricostruzione degli avvenimenti fatta in tribunale si è opposto il legale della famiglia Corrie, Hussein Abu Hussein, che resta persuaso che l’uccisione dell’attivista sia stata intenzionale e che ha preannunciato il ricorso in appello. ”Anche se non sorprendente, questo verdetto – ha detto – è un esempio ulteriore della vittoria dell’impunità sulla responsabilità e sull’onestà. Rachel Corrie è stata uccisa mentre protestava in forma non violenta a Gaza contro la demolizione di abitazioni e contro l’ingiustizia”.

Anche i dirigenti palestinesi hanno criticato la sentenza: secondo l’attivista dei diritti umani e dirigente dell’Olp, Hanan Ashrawi, il verdetto ”prova una volta di più” che l’occupazione israeliana ha ”falsato i sistemi legali e giudiziari in Israele”.

La vicenda di Rachel Corrie in tutti questi anni è stata rivendicata nei Territori e dalle organizzazioni filo palestinesi come un simbolo della lotta non violenta contro l’occupazione israeliana. Quando morì, la ragazza aveva 23 anni e faceva parte dell’International Solidarity Movement, un gruppo di pacifisti presente stabilmente a Gaza e impegnato anche nella lotta contro la demolizione di case palestinesi a Rafah.

Rachel era originaria di Olimpia, nello Stato di Washington, ed era arrivata a Rafah un mese prima della sua morte. Israele espresse ”rammarico” per il decesso, sostenendo che la giovane era rimasta vittima di un ”deprecabile incidente” mentre il bulldozer israeliano spianava un’area dove, secondo l’esercito, si annidavano miliziani palestinesi e venivano scavati tunnel di contrabbando.

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