ROMA – Braccio di ferro Italia-India: “I marò restano in Italia. Violato il diritto internazionale”, è la sfida lanciata dalla Farnesina, ma l’India risponde: “No, li processiamo noi”. A darne notizia è il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata che in una nota fa sapere di aver lanciato la sfida all’India: “Stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati, i fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso”. L’Italia ha già informato il Governo indiano.
I due marò lo scorso 22 febbraio avevano ottenuto un permesso per fare ritorno in Italia della durata di quattro settimane, in vista delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Latorre e Girone erano già rientrati a casa durante le vacanze natalizie e avevano dimostrato grande senso di responsabilità: “Torniamo in India per rispetto della parola data”, avevano detto ma già allora c’era chi caldeggiava l’ipotesi di non rimandarli indietro.
Nei giorni scorsi, l’Alta corte del Kerala aveva, con un notevole ritardo, avviato le procedure per costituire un tribunale speciale chiamato a dirimere la questione della competenza giurisdizionale (indiana o italiana) sull’incidente in cui rimasero coinvolti il 15 febbraio 2012 al largo delle coste del Kerala i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due fucilieri sono rimasti in India per oltre un anno.
Ora l’Italia lancia la sua sfida all’India: “L’Italia – prosegue la nota della Farnesina – ha sempre ritenuto che la condotta delle Autorità indiane violasse gli obblighi di diritto internazionale gravanti sull’India”, in particolare ”il principio dell’immunità dalla giurisdizione degli organi dello Stato straniero”.
”L’Italia ha ribadito formalmente al governo indiano, con la nota verbale consegnata oggi dall’Ambasciatore Mancini, la propria disponibilità di giungere ad un accordo per una soluzione della controversia, anche attraverso un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria”.
Poi su Twitter, il ministro Terzi ha ribadito la sua posizione: “La giurisdizione è italiana – ha cinguettato – Siamo disponibili a trovare soluzioni con l’India in sede internazionale. Intanto i nostri marò restano in Italia”.
Ma dall’India nulla da fare: “I due marò italiani devono essere processati in India secondo le leggi indiane”. A parlare è una fonte diplomatica indiana all’Onu, dopo l’annuncio che Latorre e Girone rimarranno in Italia. ”Ogni commento specifico è prematuro – ha aggiunto – ma è chiaro che i due dovranno affrontare il processo in India”.
Il ministro degli Esteri indiano Salman Kurshid, raggiunto dall’Ansa, ha detto che “non sarebbe bene reagire ora”. Khurshid ha concluso la sua brevissima comunicazione sostenendo che ”bisogna vedere ora come si svolge la situazione”. All’inizio di gennaio, dopo il ritorno dei marò dalla prima licenza natalizia trascorsa con le persone care, Khurshid aveva ringraziato l’Italia “per aver rispettato i patti”.
“Non avevamo dubbi”, esultano Latorre e Girone che, ”consapevoli dell’impegno profuso dallo Stato” si dicono ”felici di tornare a fare il nostro mestiere”.
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